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Netflix: cresce il rischio per il colosso dello streaming; previsioni ribassiste?

Pubblicato 08.07.2019, 12:58
Aggiornato 02.09.2020, 08:05
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Il gigante dei video in streaming Netflix Inc. (NASDAQ:NFLX) ha avuto un anno insolitamente monotono. Il titolo non ha fatto nulla per gli investitori negli ultimi 12 mesi, alimentando i timori che il produttore di alcuni degli show più popolari potrebbe aver già visto il meglio dell’attuale ciclo di crescita.

Scambiato a 380,55 dollari alla chiusura di venerdì, il titolo di Netflix è crollato di oltre il 9% negli ultimi 12 mesi, dopo aver toccato il massimo storico di 423,19 dollari nel giugno 2018. Nel decennio precedente, la compagnia evolutasi da un’attività di video a noleggio ha offerto ritorni inimmaginabili ai suoi investitori. Il titolo è schizzato alle stelle con +6.000% nel corso di 10 anni.

Netflix price chart

Non è insolito che le grandi compagnie tech perdano lo slancio e smettano di mostrare il livello di crescita che si aspettano i mercati, il che spesso risulta in brevi incantesimi ribassisti. Per Netflix, tuttavia, l’attuale debolezza è più pronunciata per via del panorama concorrenziale in rapido cambiamento. Ecco le tre principali minacce che, secondo noi, stanno mantenendo Netflix sotto pressione:

1. Aumento della concorrenza

La concorrenza nei confronti di Netflix si sta sicuramente surriscaldando e la compagnia comincia ad avvertirla. La sfida più grande, secondo noi, sarà quella posta dal colosso dell’intrattenimento globale Walt Disney Company (NYSE:DIS), che si sta preparando alla guerra, armandosi per sconfiggere i rivali sul mercato dei video in streaming visto il persistente trend ribassista del via cavo.

Ad aprile Disney ha annunciato che rivaleggerà con Netflix con la sua app Disney+, che sarà lanciata negli Stati Uniti il 12 novembre, a 6,99 dollari al mese, la metà del prezzo di Netflix. Offrirà programmazioni dei principali franchise di Disney, come Star Wars e Marvel Studios, oltre a nuovi contenuti originali. Il servizio probabilmente avrà tra i 60 ed i 90 milioni di abbonati entro la fine dell’anno fiscale 2024.

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Disney quest’anno ha reso noto che sacrificherà circa 150 milioni di dollari di entrate operative dopo aver interrotto le licenze a servizi concorrenziali, come Netflix. “Captain Marvel”, il successo del mondo dei supereroi, è il primo film Disney dopo anni che non finirà su Netflix.

La scorsa settimana, NBCUniversal ha annunciato che intende eliminare da Netflix la popolare sitcom “The Office” e che comincerà a trasmetterla sulla sua piattaforma online a partire dal 2021. The Office è la trasmissione numero uno su Netflix ed ha registrato oltre 52 miliardi di minuti di visualizzazione lo scorso anno, secondo NBCUniversal, una divisione di Comcast Corp (NASDAQ:CMCSA).

Nell’affollata arena dello streaming, anche Apple Inc. (NASDAQ:AAPL) ed Amazon (NASDAQ:AMZN) hanno cominciato ad accaparrarsi una grande fetta della torta. A marzo, Apple ha annunciato un servizio di contenuti originali chiamato Apple TV+, una nuova app TV ed un servizio di canali TV Apple che permette di attingere a fornitori esterni come HBO, Showtime e Starz.

2. Si intensificano le spese

Tutta questa nuova concorrenza significa che Netflix dovrà spendere di più per creare una programmazione originale e commercializzarla in modo più aggressivo per far sì che si registrino nuovi utenti che presto saranno bombardati da nuove offerte ed attrazioni.

Lo scorso anno, Netflix ha speso più di 12 miliardi per comprare, dare in licenza e produrre contenuti. Quest’anno, la cifra dovrebbe arrivare a 15 miliardi di dollari, con la compagnia che destinerà 2,9 miliardi in più al marketing. E questi costi arrivano tra le previsioni di 20,2 miliardi di dollari di ricavi nel 2019, secondo gli analisti intervistati da Refinitiv.

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Dalla metà del 2014, Netflix è stata negativa nei flussi di cassa, una preoccupazione sempre maggiore per gli orsi del titolo che ritengono che Netflix non sia neanche vicina ad essere positiva, e questa realtà presto tormenterà i suoi tori.

“Ci sono rivali con portafogli rigonfi che assumeranno gli stessi produttori e creeranno contenuti interessanti. Per questo motivo, non ha un fossato come Amazon. Non ha un fossato come Google (NASDAQ:GOOGL)”, ha affermato in un programma della CNBC lo short seller Andrew Left, che ha scommesso con successo contro titoli come Valeant Pharmaceuticals (NYSE:BHC).

3. Crescita piatta nel mercato nazionale

L’altra grande sfida per il servizio in streaming è come alimentare la crescita quando gli investitori stanno diventando impazienti di vedere una redditività.

Dopo aver alzato i prezzi in alcuni dei suoi più grandi territori quest’anno, Netflix prevede di aver aggiunto solo 5 milioni di nuovi clienti nel secondo trimestre terminato il 30 giugno, ben al di sotto dei 6,09 milioni previsti da Wall Street. La compagnia ne attribuisce la colpa in parte al prezzo più alto delle sue offerte.

Sebbene gli aumenti di prezzo possano contribuire a migliorare la riga dei risultati, arrivano in un momento in cui i rivali dello streaming si preparano a rendere il mercato più competitivo. Ma cosa succederebbe se la crescita degli abbonati sul suo mercato più redditizio, il Nord America, dovesse continuare a rallentare e la compagnia dovesse continuare a spendere aggressivamente ogni anno per coprire il costo del suo successo? Gli investitori troverebbero difficile ignorare un tale mix e il titolo della compagnia, prima o poi, finirebbe per rispecchiare questa realtà.

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Morale della favola

La traiettoria rialzista di Netflix è filata perlopiù liscia nell’ultimo decennio. Ma con l’aumento della concorrenza, i costi più alti e la saturazione del mercato domestico sarà sempre più difficile per il colosso dello streaming replicare questa performance. Gli utili trimestrali della compagnia, previsti il 17 luglio, forniranno maggiori dettagli su questi potenziali rischi.

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