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Usa ed Unione Europea, le borse potrebbero ignorare il quadro macro

Pubblicato 14.05.2013, 11:34
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BCE
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Se tra i fattori alla base del rialzo della borsa Usa, che continua a macinare nuovi massimi storici, può essere citata la costante ripresa dell'economia, altrettanto non si può certo dire per quelle dell'area dell'euro, anche esse in crescita ma sicuramente non grazie al miglioramento della congiuntura.

Negli States nel mese di aprile i nuovi posti di lavoro, nei settori non agricoli, sono aumentati di 165 mila unità, superando le attese di un incremento di 145 mila unità. Inoltre la rilevazione del mese di marzo è stata rivista al rialzo a 138 mila unità da 88 mila. Il tasso di disoccupazione è sceso al 7,5% (consensus 7,6%), la percentuale più bassa dal 2008.

Certo, a sostenere la corsa al rialzo della Borsa Usa contribuisce sicuramente, oltre al miglioramento dei fondamentali dell'economia, l'enorme liquidità che la Federal Reserve continua ad iniettare nel sistema e che mantiene bassi i rendimenti dei bond: quelli del trentennali sono al di sotto del 3% ed è quindi normale che l'azionario continui a rappresentare la forma di investimento più redditizia.

Nell'area euro invece la disoccupazione ha toccato a marzo ancora un record, con i senza lavoro a quota 19,21 milioni di unità, pari al 12,1% della popolazione attiva, contro il 12% registrato a febbraio.

Tra gli Stati membri, i tassi di disoccupazione più bassi sono stati registrati a marzo in Austria (4,7%), in Germania (5,4%) ed in Lussemburgo (5,7%), e la più alta in Grecia (27,2% dato riferito a gennaio), in Spagna (26,7%) ed in Portogallo ( 17,5%). Rispetto al marzo 2012 il tasso di disoccupazione aumenta in 19 Stati membri e diminuisce in otto.

Non stupisce quindi che peggiorino le stime sull'economia della moneta unica: la Commissione europea, nelle sue previsioni economiche di primavera, ipotizza infatti un calo del Pil dello 0,4% (più accentuato rispetto al precedente -0,3%) per l'insieme dell'Unione valutaria nel 2013, calo che si aggiungerà al meno 0,6% del 2012, ed al quale potrebbe seguire una ripresa dell'1,2% nel 2014 (ma con la disoccupazione praticamente ferma, al 12,1%).

L'Italia non sfugge alla debolezza generalizzata dell'area: il rapporto monografico semestrale Ocse dedicato all'Italia presentato recentemente a Roma prospetta per il 2012 una contrazione dell'1,5%, dopo il -2,4% del 2012, ed un rapporto deficit/Pil del 3,3%.

Ma è il debito pubblico a fare da vero e proprio macigno sulle spalle del Paese.

Il rapporto debito/Pil secondo la Commissione europea potrebbe salire al 131,4% quest'anno poi al 132,2% nel prossimo. L'esperienza americana ha tuttavia insegnato qualche cosa anche ai nostri decision maker: la Bce ha deciso di tagliare i tassi di interesse al nuovo minimo storico dello 0,50% e si è detta pronta ad agire di nuovo sui tassi di interesse se necessario, grazie anche al fatto che le aspettative relative all'inflazione restano "bene ancorate".

Inoltre la Banca Centrale europea ha deciso di prolungare fino all'8 luglio del prossimo anno le aste con le quali fornisce liquidità illimitata a scadenza trimestrale e di effettuare tre aste straordinarie di rifinanziamenti ultra agevolati di prestiti a tre mesi a favore delle banche commerciali.

Alla luce di queste importanti novità le prospettive per le borse europee potrebbero non essere così negative come il quadro macro sembrerebbe suggerire.

Se poi i mercati si convinceranno che le prossime mosse della Fed andranno in una riduzione dell'alleggerimento quantitativo mentre quelle della Bce si manterranno ultra espansive allora le borse dell'area euro potrebbero addirittura arrivare a sovraperformare quella Usa, a scapito ovviamente della tenuta della moneta unica, ma questa e' un'altra storia.


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