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USA: i tassi si fermano, per ora. La minaccia arriva dal default su debito

Pubblicato 04.05.2023, 08:36
Aggiornato 09.07.2023, 12:32
JPM
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Ieri Powell ha alzato i tassi di 25 bp, come era nelle attese, portando il tasso di riferimento al 5-5,25%, il più alto dal 2006, con voto unanime. Oggi invece sarà il turno della BCE.
 
Negli USA la fine degli aumenti potrebbe tuttavia essere arrivata. Con il rallentamento dell'inflazione e una stretta creditizia alle porte, dovuta ai noti problemi delle banche regionali che minacciano l'economia, la FED potrebbe fermarsi per capire se è stato già fatto abbastanza. Crediamo che la totalità degli aumenti dei tassi della FED di ben 500 bp da marzo 2022 ci sembra quella che conti ora più di qualsiasi ulteriore aumento.
 
La possibile fine degli aumenti è anche nelle corde di diversi membri del FOMC. Il presidente della FED di Atlanta, Bostic nel corso di un’intervista di metà aprile scorso ha detto che “un'altra mossa dovrebbe bastarci per poi fare un passo indietro e vedere come la nostra politica sta fluendo attraverso l'economia". E Powel ha sostanzialmente ribadito il concetto.
 
In uno scenario negativo, c’è però un ma: se gli effetti dei notevoli aumenti dei tassi si riveleranno poco convincenti e non ridurranno l’inflazione (soprattutto quella core) e quindi questa dovesse continuare a crescere, la FED continuerebbe con i rialzi. La FED appare intrappolata nel pasticcio della crisi bancaria. Ultima la First Republic Bank che ha perso più della metà dei depositi dei suoi clienti, pari a quasi 102 miliardi di dollari. Nonostante il salvataggio di JP Morgan (NYSE:JPM), questo ha riacceso i timori, mai sopiti, che ulteriori fallimenti bancari possano inasprire la stretta creditizia. Il credito si è inasprito in modo ordinato dalla scorsa estate e avrebbe continuato a restringersi in funzione dei rialzi dei tassi.
 
Le turbolenze bancarie di marzo hanno accelerato questo processo, ma in modo disordinato. Chiaro che se le banche vedono un grande deflusso di depositi, dovranno giocoforza ridurre il ritmo dei prestiti. Meno prestiti rallenteranno la crescita economica, gli investimenti e la spesa. In altre parole, la crisi delle banche regionali sta aiutando la FED nel suo lavoro. La parte difficile è governare in modo ordinato il processo senza alimentare i timori presso gli investitori.
 
Se la FED si ferma, la domanda diventa: per quanto tempo sarà in pausa? Crediamo che Powell vorrà mantenere aperte tutte opzioni, soprattutto se l'inflazione dovesse surriscaldarsi e/o il mercato del lavoro dovesse rimanere forte.
I funzionari della FED hanno modi specifici per segnalare al pubblico le loro prossime mosse. Per suggerire che stavano finendo di alzare i tassi, hanno per esempio bocciato una frase sull'aspettativa di "aumenti continui" dalle dichiarazioni post-riunione del mese scorso. L'hanno cambiata in "un ulteriore rafforzamento della politica potrebbe essere appropriato".
 
Tornando alla domanda, quale potrebbe essere la prossima mossa della FED, dopo che avrà deciso di aver fatto abbastanza. Leggendo fra le righe, Powell ha sottolineato nella conferenza stampa post-meeting che i funzionari non esiterebbero a tornare ad aumentare i tassi di interesse per raffreddare la crescita dei prezzi anche se questo dovesse comportare un rallentamento dell’economia.
 
Gli investitori, tuttavia, sperano che la prossima mossa possa essere un taglio dei tassi. I mercati si aspettano che la FED tagli i tassi di 75 bp a partire da settembre. Aspettativa che i membri del FOMC non hanno mai condiviso. Nelle loro ultime proiezioni hanno indicato a matita 100 bp di tagli dei tassi entro la fine del 2024.
 
C’è tuttavia un altro aspetto da considerare e che non dipende dalla FED: la minaccia del governo federale non rispetto i propri debiti. Se il governo smettesse di pagare solo alcuni dei suoi obblighi per un periodo prolungato, la disoccupazione potrebbe salire fino al 7%, l'economia potrebbe entrare in forte recessione entro sei mesi e l'inflazione potrebbe risalire violentemente: saremmo in stagflazione.
 
L'orologio per aumentare il limite del debito sta ticchettando. Da gennaio, il Dipartimento del Tesoro ha spostato denaro contante attraverso le cosiddette misure straordinarie per coprire i propri debiti. Tali misure avrebbero dovuto essere utili fino ad agosto, dando ai legislatori il tempo di concludere un accordo. Le entrate fiscali, tuttavia, sono inferiori di circa il 35% rispetto allo scorso anno, mettendo il governo a rischio di default già a giugno.
 
Con il default che rappresenta una grave minaccia per l'economia, la stabilità dei prezzi e l'occupazione in generale, la domanda diventa quando la FED potrebbe essere disposta a intervenire e cosa potrebbe fare, se il tetto del debito non viene alzato in tempo per evitare il default. C'è solo un modo per andare avanti, ed è che il Congresso alzi il tetto del debito, ha detto Powell a febbraio.
 
Le trascrizioni recentemente pubblicate di una simile debacle del tetto del debito nel 2013 potrebbero rivelare i passi che la FED potrebbe intraprendere in una crisi simile. A quel tempo, Powell era un governatore della FED. Alcune delle opzioni con cui la FED ha giocato allora includevano l'acquisto di titoli del Tesoro, l'iniezione di liquidità nel mercato dei contratti di riacquisto per mantenere il tasso sui fondi federali nell'intervallo target designato, prestando anche liquidità attraverso la finestra di sconto per agire come prestatore di ultima istanza per banche.
 
Il timore degli investitori è che il toolkit della FED non possa risolvere il problema, ma solo alleviarne i danni, considerato che la stessa ha un ruolo indipendente da svolgere. Riteniamo comunque che se il problema sul debito dovesse diventare reale, Powell non mancherà di rassicurare gli investitori sulla qualità del debito emesso dal governo. E’ vero che i titoli del Tesoro USA sono il fondamento del sistema finanziario e sono rimasti tra le attività più liquide e sicure al mondo, ma solo perché il governo ha sempre pagato i suoi debiti in tempo.
 
 
 
 

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