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Crollo del 2% del greggio dopo l’impennata del 19% negli ultimi 4 giorni

Pubblicato 04.02.2015, 10:00
© Reuters. Futures del greggio in calo dopo l’impennata del 19% segnata negli ultimi 4 giorni
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Investing.com - I futures del greggio sono in calo questo mercoledì, gli investitori hanno bloccato i profitti dopo l’impennata che ha portato il prezzo a +19% nelle ultime quattro sedute.

Sul New York Mercantile Exchange, il greggio con consegna a marzo crolla del 2,84%, o di 1,51 dollari, al minimo della seduta di 51,54 dollari al barile, prima di attestarsi a 52,23 dollari negli scambi della mattinata europea, con un crollo di 82 centesimi, o dell’1,56%.

Ieri, i futures del greggio scambiati sulla borsa di New York hanno subito un’impennata a 54,24 dollari, il massimo dal 2 gennaio, prima di attestarsi a 53,05 dollari, su di 3,48 dollari, o del 7,02%.

I futures del greggio West Texas sono schizzati di quasi il 19% dopo aver toccato il minimo di cinque anni e mezzo di 43,58 dollari il 29 gennaio, tra i segnali che i produttori statunitensi potrebbero ridurre la produzione per reagire al calo dei prezzi.

Sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna a marzo scende di 44 centesimi, o dello 0,76%, a 57,47 dollari al barile, dopo il crollo di 1,04 dollari, o dell’1,79%, al minimo giornaliero di 56,87 dollari.

Ieri, il greggio Brent scambiato sulla borsa di Londra è schizzato a 59,00 dollari, il massimo dal 29 dicembre, prima di chiudere a 57,91 dollari, con un’impennata di 3,16 dollari, o del 5,77%.

Nelle ultime quattro sedute, il prezzo del greggio Brent è salito di circa il 17%. I futures sono saliti di circa il 20% dopo aver toccato il minimo di 46,40 dollari il 13 gennaio, per via del quadro tecnico rialzista.

La riduzione delle spese per capitale da parte dei giganti petroliferi e la riduzione della produzione negli USA contribuiscono a supportare i prezzi nelle speranze di un calo dei livelli eccessivi delle scorte globali.

L’aumento del prezzo ha seguito le dichiarazioni del 30 gennaio dell’agenzia di ricerche di settore Baker Hughes, secondo cui il numero degli impianti di trivellazione negli Stati Uniti è diminuito di 94 unità, o del 7%, la scorsa settimana a 1.223 unità, il minimo dall’ottobre 2013.

Il numero degli impianti è sceso in 13 delle ultime 16 settimane dopo aver toccato il massimo storico di 1.609 a metà ottobre.

I rialzi sono stati incoraggiati inoltre dalla notizia di ieri che il gigante petrolifero (NYSE:BP) ridurrà le spese per capitale del 13% nel 2015, seguendo l’esempio di altre compagnie.

Il prezzo del greggio Brent scambiato sulla borsa di Londra è crollato negli ultimi mesi, per via della decisione dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio di non tagliare la produzione, mentre negli Stati Uniti si è registrata la produzione più alta degli ultimi tre decenni, causando un eccesso delle scorte globali.

L’attenzione dei traders è rivolta alla pubblicazione dei dati settimanali sulle scorte statunitensi prevista nel corso della seduta, dati che permetteranno di valutare la forza della domanda da parte del principale consumatore mondiale di greggio.

Il report governativo di oggi dovrebbe mostrare che le scorte di greggio sono aumentate di 3,5 milioni di barili la scorsa settimana, mentre le scorte di benzina dovrebbero essere salite di 0,1 milioni di barili.

Alla chiusura dei mercati ieri, l’American Petroleum Institute, un gruppo del settore, ha dichiarato che le scorte di greggio USA sono aumentate di 6,1 milioni di barili nella settimana terminata il 30 gennaio, dopo l’incremento di 12,7 milioni nella settimana precedente.

Il report ha mostrato inoltre che le scorte di benzina sono salite di 2,0 milioni di barili, mentre le scorte di prodotti raffinati sono aumentate di 278.000 barili.

Nel corso della giornata, gli USA pubblicheranno il report ADP sull’occupazione non agricola.

Inoltre, l’Institute of Supply Management rilascerà i dati sull’attività non manifatturiera per il mese di gennaio, mentre gli investitori attendono nuove indicazioni sulla forza dell’economia.

Il sentimento dei mercati è stato supportato ieri dalla notizia che il governo greco avrebbe delineato un piano per la rinegoziazione dei termini del salvataggio da 140 miliardi di euro, rinunciando alla richiesta della ristrutturazione del debito.

La decisione ha contribuito a far diminuire i timori per un eventuale contrasto con i creditori che potrebbe portare all’uscita della Grecia dalla zona euro.

Il Ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, ha presentato un piano di swap del debito per ridurre il debito del paese, secondo cui i creditori dovranno scambiare i debiti in sospeso con nuovi bond legati alla crescita. Il piano potrebbe contribuire a ridurre il rischio di perdite sui bond privati.

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