Investing.com - Il prezzo del greggio crolla al minimo di oltre dieci anni questo giovedì, sul sentimento pesano il crollo dei titoli azionari cinesi e la veloce svalutazione dello yuan.
Gli scambi sui mercati azionari cinesi sono stati sospesi per la seconda volta questa settimana questo giovedì dopo solo 30 minuti, dopo il crollo di oltre il 7% all’apertura che ha fatto scattare i “circuit breakers”.
Il sentimento dei mercati è stato colpito dalla decisione della Banca Popolare Cinese di fissare il tasso di cambio dello yuan ad un livello inferiore rispetto alla chiusura di ieri. Si tratta del calo giornaliero maggiore dallo scorso agosto, quando la banca ha sorpreso i mercati con una svalutazione di quasi il 2% della valuta, scatenando un selloff sui mercati globali.
Alcuni traders ritengono che la decisione sia un tentativo da parte della Cina di dare slancio alla crescita, mentre altri temono che possa scatenarsi una guerra monetaria che potrebbe destabilizzare l’economia globale.
La Cina è il secondo consumatore mondiale di greggio dopo gli Stati Uniti ed è stata il motore del rafforzamento della domanda.
Sul New York Mercantile Exchange, il greggio con consegna a febbraio crolla di 88 centesimi, o del 2,59%, a 33,09 dollari al barile alle 14:30 GMT, o alle 9:30 ET. Precedentemente, il prezzo è crollato a 32,10 dollari, un livello che non si registrava dal dicembre del 2003.
Ieri, il prezzo del Nymex è crollato di 2,00 dollari, o del 5,56% dopo i dati che hanno mostrato che le scorte di benzina statunitensi sono aumentate la scorsa settimana, facendo temere per un calo della domanda.
Sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna a febbraio crolla di 77 centesimi, o del 2,26% a 33,45 dollari al barile, dopo essere crollato a 32,16 dollari, il minimo dall’aprile del 2004. Ieri, i futures del greggio Brent scambiati sulla borsa di Londra sono crollati di 2,19 dollari, o del 6,01%.
Intanto, lo spread tra i contratti del greggio Brent e quelli West Texas Intermediate è di 36 centesimi, rispetto ai 26 centesimi segnati alla chiusura di ieri.
La produzione globale di greggio supera di gran lunga la domanda a causa dell’impennata della produzione del petrolio di scisto negli Stati Uniti e dopo la decisione dello scorso anno dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio di non tagliare la produzione per difendere la partecipazione sul mercato.
Molti analisti dei mercati prevedono che l’eccesso di scorte globali non farà che peggiorare quest’anno per via dell’impennata della produzione da parte di Arabia Saudita e Russia.
Il problema delle scorte in esubero peggiorerà ulteriormente quando il greggio iraniano tornerà sul mercato all’inizio di quest’anno, in seguito alla cancellazione delle sanzioni imposte al paese dall’Occidente. Secondo gli analisti, il paese potrebbe aumentare la produzione di circa 500.000 barili, facendo aumentare l’eccesso di scorte che sta facendo crollare i prezzi.