ROMA (Reuters) - La produzione industriale italiana ha registrato un crollo senza precedenti a marzo, tra le pesanti restrizioni alle attività imposte dall'epidemia di Covid-19, mentre gli analisti stimano che il peggio debba ancora arrivare.
Secondo dati diffusi stamani da Istat - nella sua prima valutazione quantitativa dell’impatto dell’emergenza sul settore industriale - la produzione ha segnato un tonfo congiunturale del 28,4% dopo il -1% di febbraio.
La flessione tendenziale è stata anch'essa record, con un -29,3% dal -2,3% del mese prima. Su base annuale, si tratta della tredicesima contrazione consecutiva.
Le attese degli analisti erano negative ma non fino a questo punto (-20% m/m, -20,7% a/a), considerato anche che le misure di lockdown sono state implementate a partire dal 9 marzo.
Proprio per questo, nelle previsioni, il dato peggiorerà nettamente ad aprile, con alcuni istituti che ipotizzano per questo mese un dimezzamento della produzione, con forti ricadute negative sul Pil.
Istat segnala che in marzo tutti i principali settori di attività economica registrano contrazioni tendenziali e congiunturali "in molti casi di intensità inedite": nella fabbricazione di mezzi di trasporto e nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori la caduta supera ampiamente il 50%. Relativamente meno accentuato è il calo nelle industrie alimentari, bevande e tabacco che, considerando la media degli ultimi tre mesi, mantengono una dinamica tendenziale positiva.
Il dato risulta nel suo complesso ben peggiore di quello visto a marzo nei principali paesi europei (Francia -16%, Spagna -12%, Germania -9%).
Nella media del primo trimestre dell'anno, il livello destagionalizzato della produzione italiana diminuisce dell'8,4% rispetto ai tre mesi precedenti.
In questo quadro, che Prometeia definisce senza mezzi termini "drammatico", l'istituto di consulenza ipotizza in un report un ribasso della produzione del 46% ad aprile e - nonostante un rimbalzo tra maggio e giugno - un -28,4% come bilancio nel secondo trimestre.
L'impatto sul Pil della sola caduta della manifattura, spiega il comunicato, sarà nell'ordine del 5%, cui andranno sommate le contrazioni di altri settori come quello delle costruzioni e, in particolare, dei servizi. Secondo le stime rese note stamani dal Cerved (MI:CERV), le imprese italiane perderanno quest'anno fino al 18% del fatturato (circa 475 miliardi di euro) a causa del coronavirus.
Il Pil si è contratto del 4,7% nel primo trimestre, mentre gli analisti assumono in media un calo del 10% quest'anno, sempre a patto che il rimbalzo dell'economia nel secondo semestre sia robusto.
Secondo un report di Oxford Economics, l'intensificarsi del lockdown a partire dalla seconda metà di marzo peserà ancora di più su produzione e Pil nel secondo trimestre, con una contrazione del prodotto interno lordo che si porterà all'11%.
Anche gli indicatori sul Pmi di aprile hanno toccato livelli minimi senza precedenti, mentre gli analisti inglesi ipotizzano che il Pil riesca a tornare ai livelli del quarto trimestre 2019 solo nel 2023.
Nel quadro programmatico del Def, il governo stima per il 2020 una decrescita dell'8%, con rischi al ribasso, accompagnata da un deficit/Pil a oltre il 10% e un debito sopra al 155%.
Seguono i dettagli forniti da Istat:
PRODUZIONE INDUSTRIALE mar feb gen
Variazione % m/m (destag.) -28,4 -1,0r 3,6
Variazione % a/a (corr. per calend.) -29,3 -2,3r -0,2
Variazione % a/a (grezzo) -27,1 -1,6r -3,3
NOTA: BASE 2015=100.
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Istat ha fornito i seguenti dati sulla produzione per raggruppamento principale di industrie (% su mese):
Beni di consumo -27,2
Beni strumentali -39,9
Beni intermedi -27,3
Energia -10,1
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