Investing.com - Il dollaro continua a salire contro il paniere delle valute questo martedì, i mercati statunitensi riaprono dopo il Labor Day e le tensioni commerciali e i problemi in Argentina e Turchia spingono la domanda del biglietto verde.
L’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, sale dello 0,48% a 95,52 alle 09:35 ET (13:35 GMT), il massimo dal 24 agosto.
La domanda di dollaro è stata incoraggiata dalla bassa propensione al rischio sui mercati, nei timori per l’impatto sulla crescita globale delle politiche commerciali protezioniste del governo Trump e per le difficoltà sui mercati emergenti.
La scorsa settimana il Presidente USA Donald Trump si è detto pronto ad introdurre dazi su altri 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi già giovedì, il che inasprirebbe lo scontro commerciale con Pechino.
Nel frattempo, le trattative commerciali con il Canada restano in impasse dopo lo stallo di venerdì, con Trump che minaccia di lasciare il Canada fuori dal nuovo accordo siglato con il Messico.
Il dollaro sale contro lo yen, con la coppia USD/JPY su dello 0,28% a 111,37.
L’euro scende di più di mezzo centesimo contro un dollaro più forte, con il cambio EUR/USD giù dello 0,57% a 1,1554.
Anche la sterlina è sotto pressione: il cambio GBP/USD va giù dello 0,23% a 1,2842, nell’apprensione per la possibilità di una Brexit senza accordo.
Sui mercati emergenti, la lira turca scende nei crescenti timori per la crisi economica e monetaria del paese.
I dati di ieri mostrano che l’inflazione turca è schizzata al massimo di 15 anni ad agosto, segnale che il brusco selloff della lira sta spingendo i prezzi al consumo.
In seguito ai dati sull’inflazione, la banca centrale del paese ha reso noto che potrebbe esserci in vista un aumento dei tassi in occasione del vertice di questo mese, ma gli investitori restano cauti vista la ferma opposizione del Presidente turco Tayyip Erdogan ai tassi di interesse alti.
Il peggioramento dei rapporti tra USA ed Ankara e i timori per l’aumento del controllo da parte di Erdogan sulla politica monetaria e sull’economia hanno fatto crollare la lira di oltre il 40% quest’anno.
Giù anche il peso argentino, che si riavvicina ai minimi storici contro il dollaro mentre il governo del paese fatica a gestire la nuova crisi economica.
Sulle valute dei mercati emergenti hanno fortemente pesato i timori che l’aumento dei tassi di interesse USA metta sotto pressione i paesi che hanno chiesto massicci prestiti in dollari negli ultimi anni.