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BREAKINGVIEWS - Pirelli, Tronchetti trasforma 'de-risking' in opportunità

Pubblicato 19.06.2023, 16:08
© Reuters. Uno pneumatico Pirelli è raffigurato in un centro specializzato in pneumatici a Torino, Italia. 18 marzo 2014. REUTERS/Giorgio Perottino/File Photo/
PIRC
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LONDRA (Reuters Breakingviews) - Marco Tronchetti Provera ha trovato ancora una volta un modo per avere la meglio. Venerdì scorso il governo italiano ha comunicato in una breve nota che limiterà l'influenza della cinese Sinochem, senza costringerla a vendere. È un risultato soddisfacente sia per Pirelli (BIT:PIRC) sia per l'Italia, e prevedibilmente positivo per l'AD del produttore di pneumatici. 

Tronchetti Provera, che si dimetterà a luglio dopo più di tre decenni alla guida di Pirelli, secondo il Financial Times era rimasto inorridito quando a marzo Sinochem ha proposto di privarlo del diritto di nominare candidati Ceo a partire dal 2026. Ora dovrebbe sentirsi sollevato. Secondo i dettagli resi noti domenica da Pirelli, il governo italiano ha respinto la proposta di Sinochem di nominare un AD, specificando invece che solo Camfin, il veicolo di Tronchetti Provera, potrà indicare i nuovi dirigenti. Inoltre, ha garantito a Camfin quattro posti nel board, mentre ha limitato a otto quelli di Sinochem, nonostante quest'ultima detenga una quota del 37%, più del doppio rispetto a quella del 14% di Camfin. Le decisioni strategiche richiederanno ora almeno l'80% dei voti del consiglio di amministrazione per essere approvate.

Gli osservatori di lungo corso di Pirelli potrebbero trovare tutto questo piuttosto ironico. L'amministrazione Meloni ha giustificato l'intervento facendo ricorso alla procedura del "Golden Power", volta a proteggere gli asset ritenuti strategici. Di recente Tronchetti Provera ha dichiarato in un'audizione che "i cinesi sono pericolosi" e che il futuro dell'azienda è minacciato dal Partito Comunista. Eppure, nel 2015, lo stesso Tronchetti Provera aveva progettato l'acquisizione di Pirelli da parte di ChemChina, ora parte di Sinochem, per un valore di 7 miliardi di euro, riuscendo però a garantire ampie restrizioni per mantenere i cinesi soprattutto come investitori finanziari.

Tuttavia, Tronchetti Provera ha puntato sul cavallo vincente. Roma ha citato i rischi legati ai sensori utilizzati negli pneumatici dell'azienda e le preoccupazioni per i pesanti dazi statunitensi sugli pneumatici Pirelli prodotti in Cina. Sebbene i timori relativi ai dazi sembrino essere eccessivi - Pirelli ha spostato la produzione per il mercato statunitense in Messico - la necessità di isolare le aziende europee dai rischi cinesi è diventato un tema diffuso su scala continentale.

© Reuters. Uno pneumatico Pirelli è raffigurato in un centro specializzato in pneumatici a Torino, Italia. 18 marzo 2014. REUTERS/Giorgio Perottino/File Photo/

Meloni avrebbe anche potuto esercitare i suoi poteri in modo più maldestro. Avrebbe potuto, ad esempio, costringere Sinochem a ridurre la propria quota al di sotto del 25%. Le misure adottate comportano minori interruzioni dell'attività di Pirelli e quindi è meno probabile che attirino le ire di Pechino. È logico: La Cina importa solo l'1% delle merci italiane, ma fornisce circa il 7% delle importazioni totali del Paese. Per Pirelli, la Cina continentale rappresenta la maggior parte delle entrate in Asia e la regione ha rappresentato il 19% delle vendite totali nel 2021.

La vittoria di Tronchetti Provera riflette il suo status di sopravvissuto. Nel 2014, prima dell'inizio della saga Sinochem, il magnate ha accolto un investitore russo in Pirelli per escludere Clessidra, una società di private equity italiana. Inizialmente aveva coinvolto quest'ultima per porre fine a una faida con un altro azionista, la famiglia Malacalza. Visti i precedenti, non dovrebbe sorprendere troppo che sia riuscito a trasformare il 'de-risking' geopolitico in un'opportunità.

(Tradotto da Chiara Bontacchio, editing Gianluca Semeraro)

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