MILANO (Reuters) - Il rischio di insolvenza per le aziende italiane potrebbe arrivare al 15,5%, triplicando dall'attuale 4,9%, se nuovi picchi epidemici dovessero portare a ulteriori misure di contenimento di durata fino a sei mesi.
E' lo scenario estremo dipinto da Cerved (MI:CERV) Rating Agency in un aggiornamento delle proprie previsioni sull'impatto della pandemia sulle aziende italiane formulate sulla base di un campione di 30.000 imprese. L'agenzia ritiene che le probabilità di avveramento dello stesso siano basse.
La precedente analisi diffusa in febbraio indicava a rischio fallimento nel caso più drastico un'azienda italiana su 10.
Secondo lo scenario più pessimistico, i settori con la più alta probabilità di default sarebbero le costruzioni (22%), i servizi di alloggio e ristorazione e le attività di supporto al settore turistico (entrambi al 19%).
Viceversa, quelli più resilienti risulterebbero farmacie, l'industria alimentare e il commercio al dettaglio alimentare, per il quali il rischio default è circa 7-8%.
La percentuale aumenterà in misura maggiore per le imprese piccole (dall'11% al 21% per le microimprese) e meno strutturate (28% per le imprese individuali).
Dal punto di vista geografico, la probabilità di default è attesa in forte crescita in tutta la Penisola, con un picco del 18% al Sud in raddoppio dall'attuale 9%.
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(Valentina Za, in redazione a Milano Gianluca Semeraro)