Versione orginale di Carlos R. Cózar – traduzione a cura di Investing.com
Investing.com - Giornate difficili per il settore aereo e turistico. Se la scorsa settimana Thomas (LON:TCG) aveva trascinato il resto delle aziende dopo il suo 'profit warning' di lunedì, oggi Ryanair (LON:RYA) tinge di rosso i suoi 'partner' dopo i cattivi risultati.
L'utile netto annuo di Ryanair è diminuito del 29% nel primo trimestre fiscale scendendo a 1,02 miliardi di euro, escludendo la perdita accusata dal vettore Lauda Motion. La compagnia aerea attribuisce le perdite al calo dei prezzi dei biglietti alla forte concorrenza.
Tuttavia, queste cifre sono "in linea" con quanto Ryanair si aspettava, come ha detto Michael O'Leary, CEO della compagnia.
Secondo Ryanair, i responsabili del calo dei conti sono dovuti a ritardi nella consegna del Boeing (NYSE:BA) 737 Max, poiché l'Agenzia europea per la sicurezza aerea (EASA) ha posto il veto al volo e al sorvolo da parte di questo aereo, costringendolo a ridurre la sua capacità di circa un milione di passeggeri nell'anno conclusosi a marzo 2020.
In questo senso, il CEO di Ryanair ha accennato che se il suo 737 Max dovesse rimanere a terra potrebbe avere un impatto negativo sui profitti nei prossimi trimestri.
Ryanair ha inoltre indicato che le sue tariffe per sei mesi fino alla fine di settembre sono state inferiori a quelle dello scorso anno e che si aspetta che la tendenza continui, aggiungendo che non ha visibilità per la seconda metà del suo esercizio finanziario.
Con questi dati, gli investitori hanno voltato le spalle a Ryanair e le azioni della società rimangono pertanto pari a 10,5 euro. Finora, quest'anno, Ryanair aveva rimbalzato del 2,6%.
Il crollo di Ryanair ha trascinato le altre compagnie aeree, con Norwegian, Air France e EasyJet che cedono oltre il 2%, mentre IAG scende dell’1%.
Le compagnie aeree guardano anche al petrolio
Un'altra preoccupazione per le compagnie aeree è rappresentata dal prezzo del petrolio. Il greggio sta vivendo un rally con l'Iran e l'OPEC sullo sfondo. Il barile del Brent si avvicina ai 73 dollari al barile, metre i lWTI sale a 63 dollari.
La pressione esercitata dagli Stati Uniti sull'Iran dalle sanzioni imposte e dalla soppressione delle esenzioni che hanno permesso a diversi paesi di importare, ha fatto salire il prezzo del petrolio.
Inoltre, durante la riunione dell'OPEC di ieri, nel corso della quale è stato deciso di dare seguito all'accordo di interruzione dell'estrazione, il prezzo del barile continua ad essere influenzato.