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Ponte Morandi, maxi processo per crollo del 2018 rinviato a settembre

Pubblicato 07.07.2022, 15:45
Aggiornato 07.07.2022, 15:55
© Reuters. Folla sul Ponte delle Retelle osserva le cerimonie che segnano il primo anniversario del crollo del ponte Morandi che ha ucciso 43 persone. Genova 14 agosto 2019. REUTERS/Massimo Pinca
ATL
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GENOVA (Reuters) - Il processo aperto oggi a Genova a carico di 59 persone - compreso l'ex AD di Atlantia (BIT:ATL) e Aspi Giovanni Castellucci - per il crollo del ponte Morandi che, nel 2018, uccise 43 persone, è stato rinviato al prossimo 12 settembre.

Secondo il calendario indicato dal presidente del tribunale - 3 udienze a settimana nei primi 3 giorni della settimana a partire dal 12 settembre - e includendo i periodi di festività, il processo durerà fino al 19 luglio 2023.

In totale le richieste di costituzione di parte civile risultano essere circa 520-530, fra persone fisiche, associazioni e imprese.

Il 12 settembre si discuterà delle costituzioni di parte civile, e dopo le udienze di settembre, si passerà alle questioni preliminari come la annunciata richiesta delle difese di annullare e rifare l’incidente probatorio.

In un palazzo di giustizia gremito di pubblico e giornalisti, il processo si è tenuto in aula magna, la più capiente del Tribunale, per accogliere le parti e le decine di avvocati e assistenti, ma è stata allestita anche una tensostruttura nel cortile del palazzo, dotata di schermi video, per il pubblico e i giornalisti.

Nel procedimento, che vede imputati ex dirigenti e dipendenti di due società del gruppo Atlantia e funzionari del ministero delle Infrastrutture, la procura di Genova ha presentato una lista testimoni di 178 nomi, fra i quali l'attuale AD di Autostrade per l'Italia (Aspi) Roberto Tomasi, e gli ex ministri delle Infrastrutture Graziano Delrio e Antonio Di Pietro.

Fonti legali avevano anticipato la presentazione, da parte di molti dei difensori degli avvocati, di istanza di annullamento dell'incidente probatorio, durato oltre un anno, all'interno del quale era stata effettuata la perizia dei quattro esperti nominati dal Gip sulle cause del crollo del ponte.

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Secondo gli avvocati, dicono fonti legali, non sarebbe stato garantito il pieno diritto alla difesa perché i quattro periti del giudice decisero di non procedere con alcune delle prove sperimentali chieste dai consulenti degli indagati.

Se il Tribunale dovesse accogliere questa richiesta, si dovrà fare una nuova perizia, allungando i tempi di un processo la cui durata è già stimata in oltre un anno.

"Il processo si preannuncia lungo e complesso. Siamo fiduciosi perché gli elementi raccolti dall'accusa sono importanti", dice Egle Possetti, portavoce del comitato dei parenti delle vittime, che nel crollo ha perso la sorella, il cognato e due nipoti.

"Auspichiamo che non ci sia nessun cavillo che possa interrompere il filo di giustizia e verità che è già emerso", conclude.

Le due aziende, Aspi e la società allora responsabile della manutenzione Spea, sono uscite dal processo ad aprile, quando la giudice dell'udienza preliminare, oltre a disporre i rinvii a giudizio, ha accolto il loro patteggiamento, per un totale, fra pene pecuniarie e risarcimento allo Stato, di circa 28 milioni di euro.

I capi di imputazione sono, a vario titolo, disastro e crollo doloso, attentato alla sicurezza dei trasporti, omissione dolosa di cautele atte a prevenire disastri, lesioni e omicidio stradale, falso. Reati per i quali il codice penale prevede una pena edittale massima di 15 anni.

Gli imputati hanno sempre respinto gli addebiti.

"Le vittime vanno tutelate e gli innocenti vanno protetti. Finora questo processo si è rifiutato di proteggere gli innocenti", aveva commentato Giovanni Paolo Accinni, uno dei due legali di Castellucci, al termine dell'udienza preliminare. "Se, come noi confidiamo, il dibattimento vedrà l'inizio di un processo giusto, il teorema accusatorio del pubblico ministero nei confronti dell'ingegner Castellucci si confermerà essere una foglia d'autunno, gialla, tremula, che sta per cadere e cadrà".

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Il 14 agosto del 2018 il cedimento del viadotto gestito da Autostrade per l'Italia (Aspi) causò la morte di 43 persone e il ferimento di altre 40, aprendo un aspro dibattito sulla gestione da parte di gruppi privati delle concessioni autostradali.

L'inchiesta, durata oltre due anni e mezzo, ha cercato di chiarire le cause del crollo e, al termine dell'incidente probatorio nel febbraio 2021, i periti del Gip hanno indicato la mancanza o l'inadeguatezza dei controlli e gli scarsi interventi di manutenzione che non hanno posto rimedio alla corrosione dei cavi del ponte.

Secondo la procura, gli imputati apicali erano a conoscenza dello stato di pericolo in cui versava il ponte autostradale su cui per decenni è transitato tutto il traffico proveniente dalla Francia e dal Nord-Ovest d'Italia verso Genova.

Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza di Genova e coordinate dalla procura, sostengono che la sostanziale assenza di controlli e interventi significativi fosse finalizzata al risparmio di denaro e a garantire utili agli azionisti.

(Emilio Parodi, editing Maria Pia Quaglia, mailto:emilio.parodi@thomsonreuters.com; +39 06 8030 7744)

Ultimi commenti

Se non condannano all’ergastolo i responsabili…. E ci sono….la giustizia e’ da cancellare e resettare da zero
siamo in Italia , intanto aumentiamo i pedaggi poi si vedra' .
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