MILANO (Reuters) - Telecom Italia (BIT:TLIT) vede il debito netto pro-forma al netto del deleverage stimato per l'operazione Netco, pari a circa 6,1 miliardi di euro al 31 dicembre 2023, salire intorno a 7,5 miliardi alla fine del 2024.
Il net cash flow è atteso intorno allo zero nel 2025 e intorno a 0,5 miliardi nel 2026, si legge in una nota pubblicata dal gruppo telefonico a integrazione del comunicato stampa e della presentazione del piano industriale 2024-2026 diffusi in occasione del Capital Market Day del 7 marzo.
Tim ha tenuto ieri un Cda straordinario per analizzare il crollo in borsa del titolo durante l'investor day, il più forte ribasso giornaliero mai registrato. Giovedì Telecom ha chiuso in calo di quasi il 24% sui timori legati ai livelli di debito e ai flussi di cassa dopo la pubblicazione del piano triennale con la nuova struttura derivante dalla prevista vendita della rete fissa.
Oggi il titolo è partito in rialzo ma a circa un'ora dall'avvio è passato in negativo arrivando a perdere l'1,76% ed entrando in asta di volatilità, dopo un rimbalzo del 4,8% messo a segno venerdì.
La vendita della rete Tim a Kkr è l'elemento centrale degli sforzi dell'AD Pietro Labriola per ridurre il debito e rifocalizzare il gruppo sulle attività dei servizi.
Il debito è da tempo considerato uno dei fattori che frenano Tim, insieme alla dura concorrenza nel mercato domestico.
Giovedì gli analisti avevano sottolineato come il livello di indebitamento previsto per la società che nascerà dalla cessione della rete fissa nazionale di Tim, che dovrebbe essere completata a metà di quest'anno, fosse superiore alle aspettative del mercato.
"La decisione di dare piena trasparenza alle ipotesi di piano sul cash flow è più che opportuna vista la confusione creatasi con il CMD di giovedì", commenta Equita nella nota giornaliera.
La variazione del debito - spiega il comunicato odierno di Tim - è riconducibile in parte alla gestione ordinaria (ovvero l'Ebitda AL al netto degli investimenti, gli oneri finanziari, l'andamento del Net Working Capital, le minorities di Tim Brasil e la componente tasse e altri oneri), in parte a quella straordinaria (ovvero impatti connessi all'operazione Netco quali i costi da separazione, gli eventuali impatti da price adjustment e ulteriori partite relative al Net working Capital).
Quanto ai flussi di cassa, i livelli indicati, se normalizzati, portano a un valore intorno a 0,4 miliardi nel 2025 e a 0,8 miliardi nel 2026.
I fattori di normalizzazione dei flussi di cassa, prosegue la nota, sono connessi a uscite di cassa straordinarie a livello di working capital principalmente correlate all'effettiva liquidazione del personale oggetto di iniziative di incentivo all'esodo già attivate e alla normalizzazione dei costi del debito dovuta all'impatto del miglioramento atteso del merito di credito "che consentirà alla società di implementare, a tendere, una più efficiente gestione del margine di liquidità e alla diminuzione degli oneri correlati alle partite straordinarie".
La società conferma quindi la guidance 2024-2026 illustrata al mercato e precisa che eventuali upside potrebbero derivare dagli earn-out connessi all'operazione Netco e dalla possibile cessione di Sparkle, il cui processo è in corso.
(Sabina Suzzi, editing Claudia Cristoferi)