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Tim: slitta la deadline per la rete unica, Cdp e Macquarie chiedono più tempo

Pubblicato 11.10.2022, 10:05
Aggiornato 11.10.2022, 10:33
© Reuters
TLIT
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ENEI
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Di Alessandro Albano 

Investing.com - Non è una buona seduta per Telecom Italia (BIT:TLIT) in Borsa, dove cede il 2,8% ad euro 0,1765 dopo la notizia dello slittamento dell'operazione di rete unica tra Open Fiber e l'ex monopolista delle tlc italiane. 

Dietro la richiesta di Tim sullo stato di attuazione del Memorandum of Understanding firmato lo scorso maggio, "CDP Equity, Macquarie e Open Fiber hanno comunicato che il processo di valutazione attualmente in corso, data l’ampiezza della transazione e il tempo necessario ad analizzare tutta l’informazione ricevuta da Tim, richiede un’estensione della timeline indicativa originariamente discussa, e si sono detti pronti a ridiscuterla", si legge nella nota diffusa nella serata di lunedì.

L'aggiornamento implica, quindi, che la data del 31 ottobre, espressamente riportata nella lettera d'intenti come data limite per la firma di accordi vincolanti, non potrà essere rispettata, ma le parti, viene precisato, "s'incontreranno in settimana".

Dal canto suo, KKR. che possiede il 37,5% della rete secondaria FiberCop e che lo scorso inverno è stata vicina a mettere le mani su tutta Tim, ha confermato di "voler restare allineata con Tim nella discussione sul MoU". 

Ricordiamo che TIM aveva firmato a inizio aprile un accordo di riservatezza con CDP Equity per avviare le interlocuzioni preliminari riguardanti l’eventuale integrazione della rete di TIM con la rete di Open Fiber, di cui CDP Equity detiene il 60% del capitale sociale, con il resto in mano a Macquarie infrastructure dallo scorso dicembre 2021 dopo la cessione da parte di Enel (BIT:ENEI). 

Una decisione, quella di posticipare i termini degli accordi, che si scontra con la volontà di Giorgia Meloni, probabile nuova premier, di avere "una rete unica, come accade in tutte le grandi democrazie occidentali, che sia di proprietà pubblica non verticalmente integrata". 

Come dichiarato in un'intervista a Radio 24 a fine agosto, per FdI la soluzione migliore è "scorporare la proprietà della rete, che secondo me non può essere privata come non lo è da nessuna parte per un fatto di sicurezza nazionale e tutela dell’interesse nazionale, dalla vendita del servizio, che si deve fare in regime libera concorrenza tra tutti gli operatori".

La soluzione proposta da Meloni s'inserisce nel quadro già previsto dal MoU, che prevede "la separazione delle attività infrastrutturali di rete fissa da quelle commerciali di TIM" mediante "un’operazione societaria o combinazione di operazioni societarie da definirsi", e l’integrazione delle prime con la rete controllata da Open Fiber "con modalità da definirsi".

L'obiettivo, come espresso nell'accordo, è quello di creare "un solo operatore delle reti di telecomunicazioni, non verticalmente integrato, controllato da CDPE e partecipato da Macquarie e KKR, che consenta di accelerare la diffusione della fibra ottica e delle infrastrutture VHCN (Very High Capacity Networks) sull’intero territorio nazionale, permettendo così l’accesso ai servizi più innovativi ed efficienti offerti dal mercato alla generalità della popolazione, agli enti pubblici e alle imprese, contribuendo in tal modo ad uno sviluppo più celere, duraturo e sostenibile del Paese".

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