MILANO (Reuters) - UniCredit (MI:CRDI) conferma i target chiave del 2019 dopo aver messo a segno il miglior quarto trimestre per la seconda volta negli ultimi dieci anni, grazie anche al beneficio fiscale legato alla deducibilità dell'Ifrs9.
La banca mantiene anche la promessa di distribuire un dividendo cash di 0,27 euro per azione con un payout del 20%.
A dispetto di recenti voci stampa, bollate dal Ceo Jean Pierre Mustier come "stupida speculazione", il quartier generale resterà in Italia, ha detto lo stesso Ceo in un briefing sui conti.
Ieri intanto è stata messa la prima pietra per i cantieri del nuovo piano 2020-23 che sarà presentato a Londra il 3 dicembre prossimo. È stata riorganizzata la squadra manageriale che ora non prevede la figura di direttore generale. Gianni Franco Papa lascerà il gruppo, infatti, dal prossimo 1 giugno.
Il quarto trimestre si è chiuso con un utile netto di 1,727 miliardi, grazie al beneficio fiscale di 887 milioni legato all'Ifrs9. Senza questa posta extra sarebbe stato di 840 milioni, comunque superiore ai 719 milioni indicati come mediana dal consensus di 20 analisti pubblicato sul sito web della banca.
L'utile netto rettificato dell'intero 2018 si attesta a 3,9 miliardi, risentendo degli accantonamenti, effettuati nel terzo trimestre, su Yapi Kredi (IS:YKBNK) (846 milioni nel terzo trimestre), per la quale Mustier ha confermato "pieno impegno", e sulle sanzioni Usa per le operazioni con l'Iran.
Mustier non ha rivelato l'entità degli accantonamenti per le sanzioni Usa, affermando che non ne sono stati fatti di nuovi nel quarto trimestre. Nel terzo trimestre la voce "oneri e accantonamenti" era di 741 milioni, in aumento rispetto al trimestre precedente "soprattutto per le sanzioni Usa".
Nell'anno crescono margine di interesse (+2,1%) e commissioni (+0,9%), mentre i ricavi totali cedono 1,1% a causa dei proventi da negoziazione in calo del 25,2% per la difficile congiuntura dei mercati.
Dal punto di vista patrimoniale, il Cet1 ratio fully loaded è al 12,05% e nel 2019 è atteso un impatto positivo di 0,2 punti percentuali dalla cessione di asset immobiliari.
Calano i crediti deteriorati lordi con un'incidenza sui crediti totali del 7,7%. Nel quarto trimestre sono state effettuate cessioni di crediti deteriorati per 1,8 miliardi, portando il totale a fine 2018 a 38,2 miliardi.
In particolare i crediti deteriorati della divisione non core sono scesi a 18,6 miliardi e sono visti a 14,9 miliardi alla fine di quest'anno. "La riduzione avverrà per un terzo tramite dismissioni", ha spiegato Mustier, mentre il resto tramite recupero e svalutazioni.
La banca conferma tutti i target chiave per il 2019, anno conclusivo del piano Transform. In particolare sono confermati utile netto di gruppo a 4,7 miliardi, Rote sopra 9% e Cet1 tra 12 e 12,5%.
(Gianluca Semeraro)