PRISTINA (Reuters) - Il Kosovo ha riaperto due valichi di frontiera con la Serbia nel nord del Paese, dopo tre settimane di chiusura a seguito dei blocchi stradali istituiti dai serbi per protestare contro il governo di Pristina, in una disputa che ha attirato l'attenzione internazionale.
La riapertura dei valichi è arrivata all'indomani della riapertura da parte della polizia kosovara del valico di Merdare - il più importante per il trasporto merci su strada, che collega lo Stato senza sbocco sul mare ai Paesi dell'Europa occidentale - dopo che sono stati rimossi i blocchi stradali sul lato serbo del confine.
Inoltre, la Serbia ieri ha posto fine allo stato di allerta di tre giorni per le proprie truppe, con i due Paesi che hanno mostrato i primi segni di cedimento di fronte alle pressioni dell'Unione europea e degli Stati Uniti per allentare le crescenti tensioni.
"Le barricate sono state rimosse dal luogo in cui erano state collocate e i due valichi di frontiera di Jarinje e Brnjak sono stati aperti al traffico nel pomeriggio di oggi", si legge in un comunicato della polizia del Kosovo.
Circa 50.000 serbi che vivono nel nord del Kosovo si rifiutano di riconoscere il governo di Pristina e l'indipendenza del Kosovo, raggiunta nel 2008. Hanno il sostegno di molti cittadini in Serbia e del governo di Belgrado.
L'ultima fiammata di tensione ha avuto luogo quando i serbi del Kosovo settentrionale hanno iniziato a erigere blocchi stradali il 10 dicembre per protestare contro l'arresto di un ex poliziotto serbo. Hanno accettato di iniziare a rimuovere le barricate dopo che mercoledì l'ex poliziotto è stato trasferito dalla detenzione agli arresti domiciliari.
Lo stallo alle frontiere ha fatto seguito a mesi di problemi per la questione delle targhe automobilistiche. Da anni il Kosovo vuole che i serbi del nord cambino le loro targhe serbe con quelle emesse da Pristina, in un contesto in cui il governo intende affermare la propria autorità sul territorio.
Il Kosovo, a maggioranza albanese, ha dichiarato l'indipendenza con il sostegno dell'Occidente in seguito alla guerra del 1998-99, in cui la Nato è intervenuta per proteggere i cittadini di etnia albanese.
(Tradotto da Enrico Sciacovelli, editing Claudia Cristoferi)