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3 sviluppi che influiranno sui prezzi del greggio nel 2019

Pubblicato 10.01.2019, 16:01
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il giorno 10.01.2019

Questa settimana sono avvenuti tre sviluppi importanti per il mercato del greggio. Dovrebbero influire sui prezzi a lungo, medio e breve termine.

1. Le scorte di greggio saudite

L’Arabia Saudita ha pubblicato i risultati ufficiali di un revisore esterno sulle sue scorte di greggio. In base all’agenzia di consulenza petrolifera DeGolyer and MacNoughton, le riserve di greggio del regno ammontano a 263,1 miliardi di barili (questo dato non tiene conto della percentuale di greggio saudita nella zona neutrale che condivide col Kuwait).

La pubblicazione di queste informazioni è significativa per due ragioni. Innanzitutto, dimostra che lo scetticismo sulle scorte annunciate dall’Arabia Saudita stessa era infondato. Chiaramente, l’Arabia Saudita non stava ingannando il pubblico circa la quantità e la recuperabilità del suo greggio.

Secondariamente, l’Arabia Saudita ha scelto di rilasciare queste informazioni in vista della vendita di bond in programma nel secondo trimestre da parte di Aramco. Questa vendita è finalizzata a raccogliere fondi per l’acquisto, da parte di Aramco, del colosso petrolchimico saudita, Sabic (SE:2010). Secondo il ministro del petrolio saudita Khalid al-Falih, la vendita di bond comprenderà la pubblicazione di alcuni dati contabili di Aramco. Sembra chiaro che l’annuncio dei dati ufficiali sulle scorte proprio in questo momento sia mirato a supportare l’offerta di bond di Aramco.

2. Le esportazioni di greggio iraniano

I dati preliminari del dicembre 2018 mostrano che le esportazioni iraniane rientrano nel range previsto, in base alle esenzioni per riduzione significativa (SRE) concesse dagli Stati Uniti. Semmai, le esportazioni iraniane a dicembre sono state leggermente inferiori al previsto. 950.000 barili al giorno è la quantità di greggio concesso per l’acquisto agli otto paesi a cui è stato permesso di importare greggio iraniano in base al nuovo regime delle sanzioni statunitensi.

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Il dato non comprende Grecia, Italia e Taiwan, che non hanno svelato i loro livelli di SRE. Secondo TankerTrackers.com, le esportazioni di greggio iraniano hanno totalizzato quasi 942.000 barili al giorno a dicembre, al di sotto della quota permessa. Le esportazioni verso India, Cina e Turchia sono state tutte inferiori alle rispettive quote di SRE. Tuttavia, circa 370.000 barili al giorno di greggio sono ancora in transito senza una destinazione chiara.

I trader dovrebbero aspettarsi che le esportazioni iraniane verso i paesi che hanno ricevuto le SRE aumentino man mano che queste nazioni si liberano degli ostacoli logistici connessi alla ripresa degli acquisti di greggio iraniano facendo i salti mortali decisi dagli USA. In effetti, l’India ha di recente affermato di aver cominciato a pagare il greggio iraniano esclusivamente in rupie (in precedenza, pagava in rupie ed euro). L’Iran potrà usare le rupie per pagare i prodotti indiani, come previsto in base alla politica delle SRE.

Ovviamente, man mano che questi aspetti logistici vengono approntati, le SRE saranno sottoposte a revisione dai policymaker USA che ad aprile potrebbero anche decidere di revocarle del tutto.

3. Altri tagli alla produzione saudita?

I prezzi del greggio sono in salita dopo il tonfo di dicembre.

Crude Oil Weekly YTD

L’aumento dei prezzi è stato alimentato dalle notizie positive sullo scontro commerciale USA-Cina e dalle prove che l’OPEC sta tagliando la produzione. In particolare, l’Arabia Saudita ha annunciato di aver tagliato le esportazioni petrolifere a gennaio a 7,2 milioni di barili al giorno e che ne taglierà ancora di più a febbraio, a 7,1 milioni di barili al giorno. Al-Falih ha dichiarato che l’Arabia Saudita ha già abbassato la sua produzione petrolifera a 10,2 milioni di barili al giorno, sebbene abbia accettato di tagliare 10,311 milioni di barili al giorno durante l’ultimo vertice OPEC.

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Secondo il Wall Street Journal, un funzionario OPEC ha reso noto che i sauditi puntano ad un prezzo di 80 dollari al barile. Potrebbe essere il prezzo che vorrebbero vedere in base al bilancio saudita 2019, ma non è un obiettivo realistico al momento e il ministro del petrolio saudita ne è consapevole. L’Arabia Saudita potrebbe tagliare la produzione petrolifera più di quanto si sia impegnata a fare, ma non bisogna aspettarsi tagli molto più alti su questo mercato.

L’Arabia Saudita punta ai compratori cinesi e dovrà mantenere le esportazioni a determinati livelli se non vuole cedere il suo status, recentemente recuperato, di principale fornitore petrolifero del paese. Anche se Russia ed Arabia Saudita stanno lavorando insieme nell’ambito della collaborazione OPEC-Non-OPEC, i due paesi sono rivali sul sempre più teso mercato cinese.

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