L'indagine Pmi-Hsbc delinea un quadro di ripresa ancora incerta nel secondo trimestre per l'economia cinese.
L'indice Pmi relativo all'attività manifatturiera, considerata la locomotiva economica dell'area, calcolato dalla banca Hsbc, è sceso nel mese di aprile a 50,5 punti dai 51,6 di marzo, vicino alla soglia dei 50 punti che indica stagnazione dell'attività: un dato inferiore a 50 indica una contrazione del settore mentre un dato superiore indica un'espansione.
Si tratta comunque di un dato migliore rispetto al 50,4 registrato a febbraio. Il sotto indice relativo ai nuovi ordini per l'export è sceso in territorio di contrazione, a 48,6 da 50,4 di marzo, evidente riflesso di una domanda internazionale che rimane debole.
Lo Shanghai Composite, quello che comprende le azioni di tipo A e quelle di tipo B, denominate rispettivamente in yuan ed in dollari, ha perso il 2,57% a 2.184,54 punti, pesanti tutte le banche: Bank of Communications ha perso il 2,8%, Shanghai Pudong Development Bank il 3,7%, Minsheng Banking Corp il 4,7% e China Merchants Bank il 3,6%.
Il dato del Pmi di Hsbc non fa altro che confermare una tendenza negativa che inizia a preoccupare seriamente gli investitori: di recente sono stati rilasciati dei dati sul Pil (nel primo trimestre il Pil cinese è aumentato su base annua del 7,7% a fronte del 7,9% registrato nel quarto trimestre del 2012 ed il 7,8% dell'intero 2012 mentre il consensus stimava una crescita dell'8 per cento) e sulla produzione industriale (nel mese di marzo la produzione industriale cinese è salita dell'8,9% su base annua e del 9,5% nel primo trimestre del 2013, mentre nel primo bimestre la produzione industriale è cresciuta ad un tasso annuo del 9,9%) rivelatisi anch'essi al di sotto delle attese, dati che fanno aumentare i dubbi sulla crescita cinese.
Da non dimenticare poi la recente revisione dell'outlook sul debito cinese da parte di Moody's, ulteriore indizio di rallentamento.
Nonostante il ribasso visto in avvio di settimana il destino dell'indice di Shanghai non e' ancora segnato: i prezzi hanno testato l'8 aprile e il 18 aprile la media mobile a 200 giorni, passante a 2177 circa (la media e' praticamente orizzontale da inizio anno) disegnando su quei livelli un potenziale doppio minimo. A 2200 punti circa si colloca il 50% di ritracciamento del rialzo dai minimi di dicembre, fintanto che i prezzi si manterranno quindi al di sopra dell'area di supporto 2170/2200 il ribasso visto dal top di meta' febbraio potra' essere considerato correttivo della precedente salita.
Sotto area 2170 sarebbe lecito ipotizzare che i timori di rallentamento dell'economia stiano iniziando a deteriorare seriamente le possibilita' di recupero anche a medio termine dell'indice.
La tenuta di 2170 e la rottura di 2289, lato alto del gap ribassista del 28 marzo, rilancerebbero invece le possibilita' del rialzo che in quel caso avrebbe spazi di crescita fino in area 2600, lato alto del canale che contiene l'andamento dei prezzi dai massimi di agosto 2009.
I recenti ribassi potrebbero quindi essere visti dall'investitore che avesse intenzione di investire in quell'area geografica, probabilmente con strumenti come gli Etf che tendono a replicare l'andamento degli indici senza intervenire direttamente su quei mercati, come una occasione di acquisto.
La violazione di area 2150 da parte dell'indice di Shanghai sarebbe da interpretare invece come uno stop per le posizioni in essere.