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Ci siamo: al via le tariffe USA, si attende la Cina. E oggi NFP USA

Pubblicato 06.07.2018, 10:24
Aggiornato 09.07.2023, 12:32
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Buongiorno ai Lettori di Investing.com.

Il "primo colpo", nella guerra commerciale tra Cina e USA, è stato sparato.

Gli Stati Uniti hanno ufficialmente avviato dazi del 25% su 200 prodotti del mercato cinese pari a circa $ 34 miliardi.

La risposta della Cina, che ancora non sarebbe partita, dovrebbe prevedere tariffe su 545 prodotti d’importazione dagli USA, tra cui soia e whisky.

Stati Uniti che dovrebbero implementare i rimanenti $ 16 miliardi (dei $ 50 miliardi precedentemente dichiarati) nelle prossime settimane.

Per il momento l’impatto sul sentiment non sembra essere stato così deleterio, evidentemente i mercati stanno già scontando notizie che conoscevamo da tempo.

Non s’intravede uno spostamento massiccio di liquidità verso asset rifugio, tant’è che lo Yen resta debole e i rendimenti obbligazionari crescono un po’.

Ciò fa sì che il dollaro abbia perso un po’ di terreno. Ad onor del vero, dopo futures USA che suggerivano rendimenti marginalmente più elevati, in queste prime battute della sessione europea scorgiamo cenni di ripiegamento dell’equity.

Ora tutto dipenderà dalla risposta cinese e dall’eventuale nuova risposta americana, un circolo vizioso che potrebbe coinvolgere anche altri Paesi.

E' chiaro che, un'escalation di questa natura, non sarebbe certamente buona, quindi, occorrerà prestare molta attenzione nello scegliere gli strumenti finanziari sui quali operare.

Tra l’altro oltre alle controversie commerciali, oggi, è la giornata dei libri paga non agricoli e più in generale dei dati sul mercato del lavoro USA (che potrebbe anche giocare un ruolo importante nella reazione alla guerra commerciale).

Non ci si aspetta nulla di nuovo sul fronte disoccupazione, così come gli NFP non dovrebbero variare più di tanto, molto più interessante sarà valutare la crescita oraria media dei salari. Un aumento oltre il 2,8% rispecchierebbe il messaggio un po’ aggressivo (ma atteso), percepito nei verbali del FOMC di ieri sera, dal quale si evince anche preoccupazione per l'aumento dell'inflazione e la crescita troppo “calda”.

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Wall Street ha chiuso con un forte rimbalzo: SP500 + 0,9% a 2736 punti, coi futures statunitensi che come detto hanno proseguito al rialzo anche durante la sessione asiatica dove registriamo un Nikkei + 1,1%.

Nel forex si percepisce una certa propensione al rischio, con lo yen in perdita un po’ contro tutti, mentre il dollaro (che recentemente ha agito come porto sicuro) perde qualcosa.

Bene le valute delle materie prime ( Aussie e Kiwi). Materie prime che ci mostrano un XAU/USD in costante lotta per non perdere ulteriore terreno e consolidare il rimbalzo, mentre il Petrolio prova a consolidare dopo il calo registrato ieri sul dato relativo alle scorte.

Come detto il calendario odierno è tutto concentrato sul rapporto sulla situazione occupazionale degli Stati Uniti. Alle 14:30 vedremo se i libri paga non agricoli saliranno +195.000 unità, un dato leggermente inferiore alla media dei 6 mesi pari a circa 200.000 unità.

Sarebbe comunque un buon dato, anche perché la disoccupazione si prevede che rimarrà al 3,8% per il secondo mese ma qualcuno non esclude che possa scendere addirittura al 3,6% prima della fine del 2018.

La volatilità chiave potrebbe quindi derivare dai salari medi orari, per i quali ci si aspetta + 0,3% per il mese, che porterebbe le proiezioni annuali a una crescita del 2,8% (da + 2,7% il mese scorso).

Si tornerebbe in tal modo sui massimi degli ultimi due anni, ma se dovesse esserci una sorpresa al rialzo si andrebbe a toccare il livello più alto dalla metà del 2009.

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Vale la pena tenere d'occhio anche il tasso di partecipazione dato che negli ultimi due mesi è sceso a 62,7 (che è intorno ai minimi degli ultimi due anni).

Oltre al rapporto sulle retribuzioni, la bilancia commerciale USA è anch'essa alle 14:30 così come verranno rilasciati i dati sul mercato del lavoro canadese.

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