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Dollaro che sale, rendimenti obbligazionari giù: è un segnale di allarme

Pubblicato 31.03.2020, 11:55
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

In questo momento pare che i mercati stiano sviluppando un meccanismo di resilienza alle pessime notizie che si susseguono giorno dopo giorno. Dopo l'annuncio di misure eccezionali di allentamento monetario da parte delle principali banche centrali e dopo i pacchetti di sostegno fiscale da parte dei governi, l'avversione al rischio ha perso smalto. Si rivedono i tori, tant'è che anche ieri Wall Street ha chiuso con guadagni sostanziali.

Ma è bene non trascurare alcuni segnali che ci arrivano dalle correlazioni intermarket, ad esempio dai rendimenti obbligazionari che sembrano nuovamente in via di ripiegamento e conseguentemente da un dollaro USA che riprende fiato (sappiamo quanto ormai sia considerato un rifugio sicuro per eccellenza). Al momento tutto ciò non si è ancora tradotto in vendite di azionario, ma si dovrà prestare molta attenzione.

I dati provenienti dalla Cina durante la notte dovrebbero aiutare a sostenere il sentiment, difatti si scorgono cenni di ripresa importanti e lo shock economico della seconda potenza mondiale potrebbe essere già alle spalle.

I dati PMI di marzo sono arrivati ​in anticipo rispetto al previsto e hanno sorpreso positivamente visto che sono tornati nettamente nel territorio di espansione (superiore a 50). E' importante ricordare che questi numeri provengono da minimi record del mese scorso e passeranno mesi prima che qualsiasi recupero possa essere considerato sostenibile. Il PMI manifatturiero era pari a 52,0 (45,0 il dato atteso) mentre il PMI non manifatturiero cinese era pari a 52.3 (42.1 quello previsto) con un PMI composito a 53.0.

Un altro fattore chiave è certamente il prezzo del petrolio, che ieri è sceso sotto quota 20$ toccando minimi che non si vedevano da 18 anni. Alle ore 8 del mattino, prima che aprissero le borse, sono stati rilasciati alcuni dati del quarto trimestre del Regno Unito, con il PIL finale del quarto trimestre confermato allo 0,0% (non rivisto dallo 0,0% nella seconda lettura e in calo dal + 0,5% nel terzo trimestre).

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Detto che Wall Street ha chiuso con oltre il 3% di gain, peraltro proseguendo al rialzo anche durante la sessione asiatica sui futures dell'S&P500, sul fronte valutario segnaliamo la volatilità sull'AUD sulla scia del pacchetto di misure fiscali presentato ieri dal governo australiano.

Sul fronte macro economico segnaliamo un'inflazione in calo più del previsto nell'Eurozona, mentre durante la sessione USA l'indice US Case Shiller House Price dovrebbe salire del + 3,2% (dal + 2,9% di dicembre). La fiducia dei consumatori degli Stati Uniti per marzo delle ore 16 sarà sicuramente il mover più importante e dovrebbe mostrare un netto deterioramento a 110,0 (da 130,7 a febbraio) che sarebbe peggior dato da novembre 2016.

Ultimi commenti

bellissimo articolo, e concordo anche con un trader qui, il trand va seguito non predette!
Questo andamento dei mercati è totalmente folle... Ormai è diventato un casinò
Il mercato và seguito e non predetto,poi anticipano di 3/6 mesi
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