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Escalation della guerra in Medio Oriente: riallocare il rischio? 

Pubblicato 16.04.2024, 09:04
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Il calo dei mercati globali venerdì e ieri mattina in Asia ed Europa è un logico movimento di ribilanciamento del rischio, considerato che i tragici eventi in Medio Oriente hanno il potenziale di destabilizzare varie parti essenziali della filiera globale. 

La principale preoccupazione al momento è l’imminente minaccia di una significativa impennata dei prezzi del petrolio, uno scenario che potrebbe essere innescato dall’escalation delle tensioni nello stretto di Hormuz. Lo stretto, un’arteria vitale per la catena di approvvigionamento globale, confina anche con l’Oman, dove le tensioni stanno salendo. Questa situazione sta spingendo gli investitori a fare incetta di petrolio, in previsione di una potenziale chiusura di questo corridoio cruciale.

In questo senso, lo scenario attuale rappresenta una minaccia maggiore per la filiera globale dell’energia rispetto al conflitto Israele-Hamas, che non impatta direttamente su impianti petroliferi vitali. 

Dal punto di vista dei mercati azionari, i rischi derivanti da questo scenario sono ulteriormente alimentati dalla resilienza dell’inflazione negli Stati Uniti, come si nota dall’ultimo report IPC

Un significativo aumento dei prezzi del petrolio potrebbe prolungare l’attuale ciclo dei tassi di interesse della banca centrale statunitense, con implicazioni molto più ampie da un punto di vista macroeconomico.

Tuttavia, è ancor più importante parlare di un più ampio cambiamento del panorama geopolitico mondiale che ha il potere di trasformare il commercio globale per come siamo abituati a vederlo.

Dopo decenni di crescente vicinanza tra le economie mondiali, recenti mosse, come il cambiamento della matrice economica cinese post-COVID, il sequestro del commercio occidentale della Russia e il boom del nearshoring in America Latina, indicano che il mondo potrebbe stare facendo dei passi importanti verso una prospettiva di deglobalizzazione. 

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Non a caso, il CEO di JP Morgan (NYSE:JPM) Jamie Dimon ha avvertito gli investitori nella sua lettera annuale dei potenziali rischi di tali movimenti per le prospettive a lungo termine dell’economia globale. 

“I recenti eventi potrebbero stare creando dei rischi che potrebbero eclissare qualunque cosa dalla Seconda Guerra Mondiale, non dovremmo prenderli alla leggera”, ha affermato il CEO. 

Sebbene la prospettiva attuale sia, in termini prettamente economici, inflazionistica in sé, ha anche spinto le banche centrali in tutto il mondo a riconsiderare la qualità degli asset alla base dei loro bilanci. Ad esempio, la Cina sta scambiando i Treasury USA con l’oro ad uno dei ritmi più veloci della storia, facendo restare i tassi reali a livelli significativamente alti. 

Davanti a tutti questi rischi, gli investitori razionalmente tendono a riallocare alcuni investimenti in asset storicamente considerati a basso rischio, come oro, altre materie prime con scorte limitate (come il petrolio stesso), il dollaro USA e lo yen giapponese, nonché gli asset immobiliari.

Negli ultimi anni, anche il Bitcoin è emerso come alternativa. Tuttavia, le criptovalute si sono dimostrate molto sensibili ai cicli dei tassi di interesse, il che potrebbe pesare su questa idea.

All’interno del mercato azionario, il settore della difesa probabilmente catturerà l’interesse, a causa del probabile aumento delle spese militari da parte di varie nazioni.

Per quanto la situazione sia tragica e richieda un’immediata azione verso la pace, gli investitori devono stare calmi quando prendono decisioni di investimento. 

In questo senso, i fattori di cui abbiamo parlato indicano più un approccio di ribilanciamento del rischio per gli investimenti piuttosto che un urgente bisogno di un completo cambiamento del portafoglio o di una totale mossa di avversione al rischio. 

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Come ha spiegato Dimon nella sua lettera: “Quando si verificano eventi terribili, tendiamo a sovrastimare l’effetto che avranno sull’economia globale”. 

Sebbene la proposizione di investimento a lungo termine resti invariata, è prudente monitorare continuamente e considerare i rischi macroeconomici nel portafoglio, garantendo un approccio solido e con lo sguardo al futuro nella strategia di investimento.

Siamo vicini con il cuore e con la preghiera ai nostri amici e colleghi in Israele. Speriamo che questa situazione si risolva presto e che tornino al più presto la pace e la stabilità nella regione. 

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Nota: Le opinioni espresse in questo articolo non rispecchiano necessariamente le idee o le opinioni della compagnia.

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