Dopo un anno passato ad alzare i tassi e a ridurre il bilancio ed un altro speso a tornare sui propri passi, la Federal Reserve sembra pronta ad andare in letargo e a dormire per tutto il 2020.
Il trimestrale grafico “dot-plot” pubblicato ieri e legato al vertice del Federal Open Market Committee (FOMC) ha rivelato che una grande maggioranza di membri, 13 su 17, non si aspetta alcun cambiamento dei tassi di riferimento dei fondi federali il prossimo anno rispetto all’attuale range dell’1,50-1,75%. I membri del FOMC prevedono degli aumenti dei tassi solo quando arriverà il 2021.
Il Presidente della Fed Jerome Powell non ha avuto molto da dire durante la conferenza stampa seguita ai due giorni di vertice, durante il quale i tassi sono stati lasciati invariati dopo tre tagli consecutivi di un quarto di punto ciascuno. Considerata la chiara intenzione della Fed di prendersi una pausa, è difficile immaginare come lui o i giornalisti che seguiranno gli eventi passeranno il tempo durante le otto conferenze stampa del prossimo anno.
Supporto dell’attuale espansione della politica monetaria
Qualche cigno nero potrebbe disturbare questo scenario tranquillo, ma a parte menzionare rapidamente il controllo degli sviluppi globali e le previsioni invariate sull’inflazione, la dichiarazione ha semplicemente affermato che il FOMC crede che l’attuale politica monetaria supporti una continua espansione.
Tuttavia, per curiosità, i giornalisti hanno ripetuto le solite domande sul perché l’inflazione resti così invariata malgrado la disoccupazione continui a scendere. E Powell non ha potuto far altro che ripetere il suo sempre più insignificante ritornello secondo cui i policymaker restano concentrati sul raggiungimento dell’obiettivo simmetrico del 2%, il che significa che potrebbero superarlo per avere una solida media del 2%.
Il presidente della Fed ha affermato che personalmente sarebbe preoccupato per l’inflazione solo se fosse continuamente fissata all’obiettivo. Mentre l’indice sui prezzi al consumo di novembre pubblicato questa settimana è salito del 2,1% sull’anno, l’indice PCE core usato dalla Fed ha visto un rialzo di solo l’1,6% ad ottobre (ultimo dato disponibile).
I membri del FOMC stimano che l’indice PCE core salga all’1,9% il prossimo anno dall’1,6% di quest’anno (in calo dall’1,8% previsto a settembre) e del 2,0% nel 2021 e nel 2022. Ovviamente nessuno sa come sarà l’inflazione tra due anni e le previsioni rispecchiano solo la situazione che si può immaginare da qui. La Fed considera le aspettative sull’inflazione ben ancorate.
Una statistica rivelatrice nelle stime è quella riguardante le cosiddette previsioni a lungo termine per la disoccupazione, che mostra il range che i policymaker si aspettano sia in linea con prezzi stabili in un futuro ideale. Questo range è stato pari al 3,9%-4,3% nelle previsioni di ieri, rispetto al 4,2-4,5% di un anno fa ed al 4,4%-4,7% precedente. Per fare un confronto, il tasso di disoccupazione di novembre riportato venerdì scorso è stato pari al 3,5%, in calo dal 3,6% di ottobre.
Alla domanda riguardante la disoccupazione ed il perché i dati storicamente bassi non spingano l’inflazione, Powell non ha potuto far altro che rispondere che probabilmente sul mercato ci sono più risorse inutilizzate del previsto. Senza alcuna pressione rialzista sui compensi, non sarebbe appropriato definirlo un mercato del lavoro teso, ha spiegato.
Cosa dovrebbero fare quindi gli investitori? Risposta più probabile: cercare altrove dei segnali per capire cosa succederà. Avendo fatto tutto il danno possibile nel 2018 per poi ripararne la maggior parte nel 2019, i policymaker della Fed ora sembrano accontentarsi di rilassarsi ed osservare gli eventi per l’immediato futuro.