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Perché i titoli dei colossi petroliferi come Chevron e Exxon sono ancora rischiosi

Pubblicato 08.07.2020, 13:40
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Dopo la forte ripresa dei mercati finanziari dai minimi di marzo, agli investitori non restano molte opzioni per scommettere su un grosso rialzo. C’è, tuttavia, un settore che continua a restare indietro ed è quello energetico.

VDE Weekly TTM

Grafico settimanale VDE sui 12 mesi precedenti (TTM)

Il Vanguard Energy Index Fund ETF (NYSE:VDE)  — tra i cui principali 10 titoli si trovano Exxon Mobil (NYSE:XOM), Chevron (NYSE:CVX) e Phillips 66 (NYSE:PSX)  — continua a segnare un crollo di oltre il 40% sull’anno, anche se l’indice S&P 500 ha recuperato quasi tutte le perdite dal calo di marzo.

Il recente andamento dei mercati petroliferi suggerisce che i titoli energetici potrebbero essersi lasciati alle spalle il peggio della crisi dovuta al coronavirus mentre la domanda petrolifera lentamente aumenta, grazie sia ai tagli alla produzione dell’OPEC+ che alla riapertura nei vari paesi dopo le serrate per il COVID-19, con la ripartenza della produzione industriale e le auto che tornano per strada.

Secondo un recente report, la domanda petrolifera cinese è quasi tornata ai livelli che si registravano prima che Pechino ordinasse una quarantena nazionale per contrastare la prima epidemia di coronavirus. Dal momento che la Cina è il secondo principale consumatore di greggio al mondo, con gli USA al primo posto, la rapida inversione di rotta del paese ha contribuito a far ridurre le scorte sul mercato prima del previsto.

Il greggio West Texas Intermediate, che ad aprile era crollato in territorio negativo, ultimamente oscilla a poco più di 40 dollari al barile.

Una ripresa variabile

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Malgrado la ripresa dei mercati petroliferi, ci sono due possibili motivi per cui gli investitori restano preoccupati per il settore. Innanzitutto, il mercato energetico non è ancora fuori pericolo. In molti paesi, la prima ondata della pandemia continua ad accelerare. I casi di coronavirus stanno aumentando in parti degli Stati Uniti meridionali ed occidentali, mentre alcuni stati revocano le restrizioni. In India, il numero delle vittime ha superato le 20.000, con il paese che fatica a contenere la pandemia.

Incombe inoltre la minaccia di una possibile seconda ondata, nonché dei conseguenti danni per la crescita, portando ad una ripresa variabile sui mercati petroliferi. La domanda di benzina ha trainato la ripresa, con le persone che preferiscono guidare la propria auto per evitare i trasporti pubblici, ma la domanda industriale e per l’aviazione è ancora in calo.

Il gasolio, un carburante più strettamente legato al ciclo degli affari in quanto utilizzato nell’industria e nel trasporto merci, resta indietro dal momento che l’economia globale continua a dover affrontare delle pressioni recessionarie. E la domanda di carburante per aerei è sottotono quasi quanto lo era al picco della crisi del coronavirus.

Dividendi in pericolo

Come se l’incertezza economica non fosse abbastanza per stare lontani dai titoli energetici, c’è un ulteriore rischio per gli investitori buy and hold: l’incertezza per la sostenibilità dei dividendi. Il massiccio tonfo dei prezzi del greggio nel primo trimestre ha costretto alcuni dei maggiori produttori di gas e greggio negli USA a congelare o a tagliare i payout.

Ad aprile, Royal Dutch Shell (NYSE:RDSa) ha tagliato il dividendo per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, riducendolo del 66% a 0,32 dollari ad azione a trimestre. Più o meno nello stesso periodo, il fornitore di servizi petroliferi Schlumberger (NYSE:SLB)  ha abbassato il dividendo del 75%, il primo taglio in almeno quattro decenni. Per il momento, la compagnia di servizi di greggio e gas Halliburton (NYSE:HAL) ha dichiarato di aver evitato di tagliare i dividendi ma ha spiegato che non avrebbe problemi a farlo se fosse necessario.

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XOM Weekly TTM

Grafico settimanale XOM sui 12 mesi precedenti (TTM)

Exxon e Chevron sono tra quei colossi energetici che finora hanno evitato di ridurre i loro payout, ma questa situazione potrebbe cambiare se il mondo dovesse vedere un altro calo della domanda, o se l’alleanza per controllare le scorte stretta dai produttori OPEC+ dovesse saltare.

La scorsa settimana Exxon ha avvertito gli investitori che probabilmente riporterà una seconda perdita trimestrale consecutiva quando pubblicherà gli utili del secondo trimestre 2020 venerdì 31 luglio, prima dell’apertura dei mercati.

Prezzi del greggio e del gas più bassi probabilmente peseranno sui profitti di produzione per circa 2,5-3,1 miliardi di dollari rispetto al primo trimestre, ha spiegato la compagnia in un documento. Questa divisione aveva riportato 536 milioni di dollari di profitto nel primo trimestre.

Exxon si aspetta che i margini più bassi sulla trasformazione di greggio in carburanti come benzina e gasolio ed i costi maggiori per trasportare il greggio in Nord America riducano i profitti di raffinazione tra gli 800 milioni e gli 1,2 miliardi di dollari rispetto al trimestre precedente. L’attività di raffinazione aveva registrato una perdita di 611 milioni di dollari nel primo trimestre. Il titolo di Exxon ha chiuso a 43,24 dollari ieri, con un crollo del 2,59% sulla giornata.

Morale della favola

I titoli petroliferi, secondo noi, non rappresentano un’opzione di investimento interessante nell’attuale contesto economico. I loro profitti stanno scendendo ed i loro dividendi sono a rischio.

Queste compagnie sono molto esposte ad ostacoli negativi, come l’eccesso di scorte di greggio, gas naturale e gas naturale liquefatto. Questa situazione difficilmente cambierà fino a quando la pandemia continuerà ad infuriare ed il sentimento si allontanerà dai combustibili fossili.

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Ultimi commenti

Disamina ineccepibile. C’e’ un’altro fattore che potrebbe determinare un ulteriore calo per eccesso di offerta, e mi riferisco ai diversi potenziali primattori ora fuorigioco per embargo. Le cose potrebbero cambiare. La Geopolitica ha spesso risvolti impensabili
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