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Mercati finanziari: riflessioni sull’anno che sta per finire e quello che verrà.

Pubblicato 30.12.2023, 15:40
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Il 2023 passerà alla storia come l'anno delle sorprese per gli investitori che si lasciano guidare dalle oramai sempre più frequenti previsioni dell'economista di turno più o meno prestigioso che si perde nei suoi modelli teorici predittivi di un determinato tipo di contesto economico.
In effetti, se guardiamo alle previsioni delle principali case di investimento a fine 2022, notiamo come il consensus degli operatori fosse principalmente dalla parte di una profonda recessione dovuta alle implicazioni del repentino rialzo dei tassi BCE e FED e dunque di un crollo degli indici azionari.
Alla fine, il 2023 è stato caratterizzato dalle seguenti performance: S&P500 +24,23%, Nasdaq +54,45% e Bloomberg Global Aggregate Bond +5,72%.
Ancora una volta, ecco i comportamenti sbagliati che da sempre sono dannosi per l'investitore:
-"non investo, lo scenario è incerto": per definizione l'investimento fa riferimento a scenari futuri per i quali nessuno ha la palla di cristallo;d’altronde se ci fosse la certezza di qualcosa i prezzi degli strumenti finanziari la ingloberebbero, impedendo agli investitori di ottenere rendimento;
-"i tassi danneggeranno l'economia, quindi ci sará un crollo dei mercati”: non dimentichiamoci che i mercati scontano quello che succede in futuro con almeno 6 mesi di anticipo; dunque chi dice che nel 2022 non fosse già scontata nei prezzi degli asset una recessione?
-"meglio stare alla larga dai mercati, quest’anno ci sará volatilità", solo quest'anno? I mercati finanziari per definizione oscillano, le oscillazioni non sono altro che l'effetto di mercati finanziari sempre più interconnessi ed aperti la maggior parte delle ore durante la giornata; senza volatilità non ci sarebbe un premio (rendimento) per l'investimento.
Ma adesso concentriamoci sullo stato di salute dell'economia USA, i cui indici finanziari trascinano con sè gli altri indici di mercato.
Gli ultimi mesi del 2023 hanno mostrato i dati di cui sotto.Ultimi dati economici, fonte: FRED

Come si vede, l'economia USA é in salute (GDP e NFP) e il tasso di disoccupazione è al 3.7%, più basso rispetto all' ultimo dato ed in linea con le attese, oltre ad un tasso di inflazione Core che inizia a dare segni di cedimento.
Il tasso di disoccupazione e l'inflazione core saranno le discriminanti per il 2024, poichè storicamente un tasso fino al 4.5% è sopportabile da un punto di vista di crescita economica, come si nota di seguito e, la componente Shelter(affitti delle case) dell'inflazione Core solitamente reagisce al ribasso dopo 14 mesi dal picco dei tassi raggiunto dalla FED (settembre-ottobre 2022).
Tasso di disoccupazione PIL Reale USA

Certamente, ci sará da capire quale sarà il driver di mercato nel momento in cui i prezzi avranno inglobato le migliori aspettative economiche e, con ogni probabilità, quest' ultimo sarà il focus sulla recessione e quindi sugli indicatori di disoccupazione e PIL, senza sottovalutare l'impatto dell'esito delle elezioni americane.
Questi a loro volta impatteranno sulle decisioni della FED e, con un lag di 6-8 mesi( storicamente), su quelle della BCE.
Nè Powell, nè Lagarde vogliono danneggiare l'economia ed é chiaro che l'Europa è già in fase di rallentamento economico, come mostrano le ultime rilevazioni del PIL. Questo anche a causa di un contesto geopolitico difficile che si riflette sugli approvvigionamenti di gas ed elettricità, le cui sostituzioni con fonti rinnovabili e accordi con altri paesi al di fuori della Russia richiedono tempo.
Insomma dei possibili cigni neri si intravedono in un tasso di disoccupazione al di sopra del 4.5% ed un tasso FED ridotto meno del previsto. Ricordiamo che gli operatori di mercato adesso prevedono 6 tagli, quando il Dot-plot FED ne contempla 4.
Proiezioni FED tassi

D’altro canto, è la dinamica del mercato: portarsi troppo avanti nell'una o nell'altra direzione per poi avere delle sane progressioni verso valori medi.
Ma è proprio questo il punto: siamo sicuri che i mercati finanziari siano molto lontani dai valori medi e quindi sopravvalutati? 
Se consideriamo che il mercato azionario globale è dominato dalla tecnologia, tanto che gli ormai colossi del growth hanno una tale stabilità in termini di utili e performance finanziarie che li rendono value, apprendiamo che il P/E attuale (26.07) è ancora al di sotto di quello del 2019 (29.50) di circa il 13%.

P/E Nasdaq

Questo perché gli utili hanno sorpreso al rialzo e probabilmente continueranno a farlo grazie ai tanto attesi effetti dell'intelligenza artificiale sui bilanci.
Se inoltre si guarda ad alcuni segmenti di mercato, come Small Cap (Russell 2000 +15%YTD di cui gran parte realizzato a fine 2023) e Rinnovabili (S&P Global Clean Energy circa -20% YTD), si osserva un grosso ritardo di performance che, associato ad un ribasso di tassi di interesse, potrebbe fungere da catalizzatore di rendimento.
In effetti, i 2 settori di cui sopra sono caratterizzati da importanti oneri finanziari, dovuti a un debito importante che chiaramente verrá rifinanziato a costi più bassi che alleggeriranno la morsa sugli utili.
Quale scenario invece si delinea per l'asset ultra-growth per eccellenza?
Halving Bitcoin

Come dal grafico in alto, ad aprile 2024 ci sarà l'halving che consiste nell'aumento del costo di mining di un Bitcoin. In sostanza: si produrranno meno Bitcoin e questo potrebbe incrementarne il prezzo.
Tuttavia, il discorso è sempre lo stesso: catalizzatori di breve e conseguenti fiammate possono anche verificarsi, ma la vera consacrazione di Bitcoin dipende in primis dall'atteggiamento più o meno severo che avranno gli Stati nei confronti dei crypto-assets.
In merito alle obbligazioni a medio e lungo termine invece, sebbene si possa manifestare un po' di fisiologica volatilità dovuta a qualche piccola sorpresa inflazionistica (ricordiamoci che l'inflazione si muove a fiammate anche durante un trend ribassista), è chiaro che catturare rendimenti vantaggiosi sulla parte medio-lunga della curva dei tassi finalmente consente di dare stabilità ai portafogli senza penalizzare il rendimento.
In ultima analisi, un contesto di tassi al ribasso da parte della Banca Popolare Cinese e un dollaro piú debole possono favorire i mercati emergenti che negli ultimi 5 anni hanno generato performance negative, anche e soprattutto a causa della sempiterna questione della scarsa trasparenza del governo cinese.
Sebbene ci siano scenari favorevoli per paesi come India e Giappone grazie al loro impegno ad attrarre capitali esteri e a sconfiggere le pressioni deflazionistiche, sappiamo che storicamente è il mercato azionario cinese a guidare le performance degli altri paesi emergenti
Insomma, come ogni anno, anche il 2024 si prospetta un anno ricco di sfide più o meno ardue da cogliere, ma il vero focus di un investitore deve essere su quello che può controllare: gestione del rischio e atteggiamento mentale.
Non dimentichiamoci che sempre più studi evidenziano che il rendimento di un portafoglio di investimento è generato per il 91% dalla composizione dell'asset allocation strategica (quale % di portafoglio da destinare ad azioni, obbligazioni ecc...) e non dalla capacità di sfruttare il trend o di entrare in un trade al momento giusto!

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Ultimi commenti

riflessioni che un investitore di lungo corso conosce a memoria, ma evidentemente é necessario ribadirlo frequentemente. Ricordiamo inoltre che qui si parla di investimenti e non di trading che é tutta altra cosa
Giusto una notazione. Il Giappone non è un mercato emergente, come si sottintende nell'articolo. Per il resto un articolo tra i più equilibrati letti recentemente qui.
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