C’è una regola semplice per chi cerca un reddito dai titoli da dividendo: assicurarsi di diversificare.
Quando le pressioni inflazionarie aumentano, come in questo periodo, e il rendimento dei bond sale, alcuni titoli da dividendo di alta qualità vanno sotto pressione.
I tassi più alti pesano sui titoli non ciclici come quelli dei fornitori di energia e gas e degli operatori di telecomunicazioni.
Ma quando l’economia è forte e i consumatori hanno più soldi da spendere su prodotti voluttuari, i titoli industriali e dei beni di consumo hanno una performance migliore. E all’interno di questa categoria ci piace soprattutto Nike (NYSE:NKE).
Le vendite USA, e il titolo azionario, sono in ripresa
Il possente ritorno sulla scena di Nike quest’anno ricorda agli orsi che il colosso dell’abbigliamento sportivo dell’Oregon non ha perso il suo fascino per gli investitori da reddito. E sta facendo molto proprio per rivitalizzare le vendite stagnanti sul suo mercato nazionale.
Scambiato vicino al massimo storico, il titolo ieri ha chiuso a 83 dollari; le azioni di Nike sono schizzate di oltre il 45% lo scorso anno, dimostrando che si tratta di uno dei migliori titoli da dividendo da possedere in questo periodo rialzista. Il principale segno che la compagnia è sulla strada giusta per offrire ottimi ritorni è la ripresa della crescita delle vendite in Nord America.
Dopo tre trimestri in cui le vendite USA hanno visto una contrazione, la compagnia ha invertito il trend nel secondo trimestre dal momento che i consumatori, incoraggiati dall’economia forte, dagli sgravi fiscali e dall’aumento dei compensi, sono tornati in massa nei centri commerciali.
Questa inversione sul mercato nazionale arriva in un periodo in cui Nike rimane un marchio potente oltreoceano, dove la compagnia genera più di metà dei suoi utili. Le vendite in Cina sono schizzate del 35% nel trimestre terminato il 31 maggio, mentre gli utili derivanti dall’Asia Pacifica e dall’America Latina sono aumentati del 12%. Le vendite in Europa, Medio Oriente ed Africa sono balzate del 24%.
Il forte marchio globale di Nike fornisce un rifugio sicuro contro eventuali rallentamenti delle vendite USA. Ma finora la compagnia non vede alcun segno che i consumatori possano mettere un freno alle proprie spese. Nike prevede ora una crescita delle vendite annue ad un tasso a cifra unica alta, in salita da una stima precedente di una cifra da media ad alta.
Il rendimento del dividendo è basso ma i payout sono consistenti
Questo slancio positivo promette davvero bene per gli investitori fedeli di Nike, che hanno fatto affidamento sui pagamenti dei dividendi della compagnia e comprendono la natura ciclica della sua attività. Il titolo di Nike attualmente paga 0,20 dollari ad azione su base trimestrale, che si traduce in un rendimento del dividendo annuo dell’1%.
Questo rendimento ovviamente non sembra allettante se confrontato ad altri titoli ad alto rendimento sul mercato. Ma analizzare i titoli solo in base al loro rendimento non è un buon metodo. I migliori titoli da dividendo sono quelli che alzano regolarmente i payout.
Da questo punto di vista, Nike ha fatto un ottimo lavoro. Aumenta il payout da 14 anni consecutivi, il che significa che la compagnia ha il potere finanziario per attraversare con successo ribassi e recessioni, come quella del 2008 che ha spinto molti ciclici da consumo a sospendere i propri payout e a cercare salvataggi governativi.
L’aumento dei dividendi è un buon motivo per gli investitori da reddito per mantenere il titolo di Nike senza preoccuparsi troppo della performance trimestrale. Quelli che l’hanno fatto sono stati profumatamente ricompensati. Dall’inizio del 2008, il titolo di Nike ha guadagnato il 461% in valore, compresi i dividendi reinvestiti.
Morale della favola
Per bilanciare il rischio derivante dai settori sensibili agli interessi, bisognerebbe possedere anche titoli che tendono ad andare bene quando i tassi salgono e l’economia è forte. Nike è uno di questi titoli a basso rischio che in passato hanno avuto una buona performance in molti cicli economici. Non è un brutto momento per includere questo potente marchio nel portafoglio da reddito.