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Sell in may?

Pubblicato 02.05.2024, 09:14
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Sell in may? Le premesse ci sono tutte se consideriamo che il mese di aprile si è chiuso in decisa flessione per i mercati finanziari. La stagione delle trimestrali statunitensi non ha aiutato, anzi, ha spinto verso il basso i titoli tecnologici che risultano infatti il peggiore settore in assoluto: Nasdaq -4,4%. Alle sue spalle l’S&P 500, in flessione del 4%, ma in questo caso i ribassi sono stati trasversali: Russell 2000 -6,7%, Small Cap 600 -3,9%, Dividend Aristocrats -3,87%. Il ribasso ha quindi colpito indistintamente sia growth che value. Un movimento che si può tradurre in una sola parola: stagflazione, ovvero bassa crescita e inflazione. Se il primo trimestre del 2024 si è chiuso meglio delle attese per la maggior parte delle società di Wall Street, per la seconda parte dell’anno crescono i timori di un rallentamento, come emerge dagli outlook diffusi dai CEO in occasione della comunicazione dei conti trimestrali. Anche in Europa inizia a diffondersi qualche preoccupazione: l'economia dell'Eurozona è cresciuta dello 0,3% nel primo trimestre, molto più delle previsioni di consenso dello 0,1%. L'inflazione dei servizi è invece diminuita, ma non così rapidamente come previsto. Cosa significano questi dati per la Bce? Un mix di buone e cattive notizie che potrebbe rendere accidentata, come anticipato dal superfalco della Bce Eli Schnabel, la strada verso il taglio dei tassi. Il traguardo di giugno si avvicina ma se i dati non dovessero confermare una tendenza chiara verso il target del 2% di inflazione, il cambio di politica monetaria non sarebbe più scontato.

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Torna la volatilità…


Nel mese di aprile abbiamo assistito ad un forte aumento della volatilità: +20%. Il dato puntuale indica 15 punti, ma nel periodo si è spinta sino alla soglia psicologica di 20. Più tranquilla invece la situazione delle materie prime: petrolio (WTI) in rosso del 2%, vicino alla soglia di $80, indice dei noli -7,5%. Perde parecchio terreno anche il Bitcoin, sceso di oltre il 15% in un mese e di poco sopra il livello di $60mila. In questo contesto sono tornati a salire i rendimenti: il BTP a 10 anni è arrivato a sfiorare il 4% per poi ritracciare intorno al 3,8%, così come il T-Bond, ben sopra il 4%. Infine le tensioni geopolitiche hanno favorito una ripresa delle quotazioni del gas: +7,4% il prezzo del future alla Borsa di Amsterdam. Sul mercato monetario è intervenuta Goldman Sachs (NYSE:GS) che in un suo recente rapporto ha affermato come, sebbene la relazione tra i tassi di interesse obbligazionari e i prezzi delle azioni sia intricata e non costante, l'aumento dei tassi di interesse sulle obbligazioni influisce sui prezzi delle azioni. Gli analisti della banca d’affari hanno osservato che attualmente, con la diminuzione delle pressioni dovute al calo dell'inflazione, la relazione tra i tassi di interesse obbligazionari e i prezzi delle azioni dovrebbe diventare più inversamente correlata. Goldman ha quindi confermato che le attuali elevate valutazioni delle azioni statunitensi le rendono più sensibili agli aumenti dei tassi di interesse obbligazionari a partire da quelli attuali.


Il risiko spagnolo


Bbva ha ufficializzato il suo interesse per avviare trattative di fusione del Sabadell (BME:SABE), istituto di credito di rilevanza nazionale in Spagna. Il Sabadell ha confermato infatti di aver ricevuto una proposta scritta indicativa da Bbva per la fusione e il suo consiglio valuterà attentamente l'offerta. Sul mercato le azioni della “preda” sono salite raggiungendo il valore più alto dal gennaio 2018. Attualmente, il valore di mercato del Sabadell si avvicina a €10 miliardi, mentre quello di Bbva supera €60 miliardi. L'integrazione creerebbe il secondo gruppo europeo per capitalizzazione dopo Bnp Paribas (EPA:BNPP) e quasi alla pari con Santander (BME:SAN). Questa non è la prima volta che i due gruppi discutono una possibile fusione. Un tentativo precedente nel 2020 non è andato a buon fine a causa di divergenze riguardanti la valutazione di Tsb, la controllata inglese di Sabadell acquisita nel 2015. Tuttavia, grazie alla crescita del valore delle azioni, l'offerta potenziale potrebbe essere considerevolmente più alta, con gli analisti che prevedono un prezzo intorno ai €13 miliardi con un premio del 30% sul valore di mercato. L’annuncio potrebbe portare a una reazione anche da parte degli istituti di credito italiani, che hanno la necessità di crescere per mantenere un posizionamento competitivo di vertice a livello europeo. Una buona notizia per Piazza Affari che nel corso degli ultimi 18 mesi è stata trascinata al rialzo dalle performance dei titoli bancari. Un trend guidato dai fondamentali e che ora potrebbe essere alimentato dall’appeal speculativo per operazioni di carattere straordinario.

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