Le previsioni stimavano l’estrazione di 700.000 barili al giorno per marzo di quest’anno, che rispetto al 2019 era già calato del 40% (secondo l’OPEC) e potrebbe scendere ancora di 50.000-150.000 barili al giorno entro la fine del primo semestre del 2020.
Il petrolio venezuelano probabilmente continuerà a calare nel corso del 2020 in assenza di accordi diplomatici tra Usa e Venezuela. Le sanzioni commerciali hanno fermato le importazioni statunitensi del petrolio venezuelano, che hanno inciso per il 99% sul totale delle esportazioni dell’America Latina nel 2018, una dipendenza che lascia il sud America vulnerabile agli shock esterni come il coronavirus e il calo dei prezzi indotto dall’OPEC.
I ricavi del petrolio furono di $31.5 miliardi nel 2017 rispetto agli oltre $90 miliardi nel 2012, $34.7 miliardi nel 2018 che calarono del 50% nel 2019 e si prevede un ulteriore calo del 30% quest’anno. In aggiunta, a causa della pandemia di coronavirus si presuppone un ulteriore declino del 10% per il 2020.
Alcune raffinerie importatrici dal Venezuela hanno ridotto i loro flussi durante il 2017-2018 sia per proteggersi dai rischi e dai costi associati al continuo declino del petrolio venezuelano sia per le sanzioni USA imposte a gennaio. Phillips 66 (NYSE:PSX), PBF Energy, Lyondell e Marathon Petroleum sono esempi di raffinerie che diminuirono le loro esportazioni di petrolio venezuelano di oltre il 60% dal 2017 a gennaio 2019.
Le industrie petrolifere venezuelane necessiteranno di parecchi anni per riprendersi, in attesa di una prossima fine dell’attuale fase di turbolenza economica e politica.
L’output potrà essere sotto le 500.000 barili al giorno per la fine dell’anno.