I partecipanti al mercato avvertono l’indomito “spirito animale” che sta facendo salire i corsi azionari globali.
Per cinque giorni consecutivi il mondo finanziario ha sparato notizie sui nuovi record storici dei prezzi delle azioni.
Dalle stime sui rapporti prezzi/utili negli USA emerge un aumento degli utili per azione (EPS) sull’onda delle riforme fiscali di Trump.
La solidità delle trimestrali, il 70% delle aziende USA ha superato le previsioni, fornisce una chiara giustificazione di questo ottimismo diffuso.
È difficile trovare un asset che non stia migliorando, anche un rifugio sicuro come l’Oro trova acquirenti a 1.237 USD e si prepara a testare il massimo di fascia a 1.245 USD.
Quest’ondata di entusiasmo ci rende però un po’ apprensivi.
Innanzitutto perché abbiamo delle aspettative negative sull’amministrazione Trump. Nonostante il supporto bipartisan per la riforma fiscale, la natura di Trump, che ama dividere, potrebbe far deragliare la politica positiva a favore della crescita.
I primi 30 giorni di Trump sono stati contraddistinti da una cattiva amministrazione e da decisioni sbagliate, una tendenza che probabilmente non cambierà, vista la personalità da “elefante in un negozio di porcellane” di Trump.
In secondo luogo, gli indicatori di rischio in Europa suggeriscono silenziosamente un aumento delle preoccupazioni.
Negli ultimi giorni, la volatilità a tre mesi e l’inversione del rischio dell’EUR/CHF sono schizzate in alto e non si sono ancora normalizzate.
Intanto si allarga di nuovo lo spread fra i rendimenti dei titoli a scadenza breve della Germania e dei paesi periferici.
Malgrado i dati ottimisti in Europa, salvo il PIL deludente, le vendite su tutti i bond, fatta eccezione per quelli tedeschi, indica un’incertezza strisciante.
La prima fonte di apprensione è rappresentata dalle elezioni, ormai alle porte, nei Paesi Bassi e in Francia.
Gli spread fra i rendimenti dei decennali tedeschi e francesi sono ai massimi dal 2012.
Alla luce di queste perplessità, rimarremmo corti sull’EUR/CHF in vista di questa fase di incertezza politica negli USA e in Europa.
Inoltre, riteniamo che l’andare corti sull’EUR/PLN sia una strategia solida in vista delle elezioni del parlamento olandese, perché il Partito per la Libertà, populista, di Geert Wilders è ancora in testa.