Oro al massimo di 3 settimane, rinviate le attese di aumento dei tassi

Pubblicato 12.08.2015, 14:42
© Reuters.  Continua l’impennata dell’oro tra le speranze che l’aumento dei tassi USA sia rinviato
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Investing.com - Il prezzo dell’oro schizza al massimo delle ultime tre settimane questo mercoledì; la mossa a sopresa della Cina di svalutare la sua valuta ha alimentato le speculazioni che la Federal Reserve possa rinviare l’aumento dei tassi di interesse alla fine del 2015.

I futures dell’oro con consegna a dicembre sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange toccano il massimo della seduta di 1.120,80 dollari l’oncia troy, il massimo dal 20 luglio, prima di attestarsi a 1.117,90 dollari l’oncia troy negli scambi della mattinata statunitense, in salita di 10,20 dollari, o dello 0,92%. Ieri, l’oro è salito di 3,60 dollari, o dello 0,33%, per chiudere a 1.107,70 dollari.

La Cina ha fatto scendere lo yuan per il secondo giorno consecutivo oggi, facendolo crollare al minimo dall’ottobre del 2012, dopo aver annunciato ieri una svalutazione di quasi il 2% del tasso di cambio.

Il crollo del 4% di questi due giorni lascia temere che la Cina possa deprezzare ulteriormente lo yuan, rischiando così di scatenare una guerra delle valute, dal momento che Pechino mira a rendere le esportazioni nazionali più competitive sui mercati globali.

Alcuni operatori dei mercati ritengono che la Federal Reserve potrebbe rinviare l’aumento dei tassi di interesse previsto per settembre come risposta alla svalutazione della valuta cinese, poiché i funzionari della Fed sono in apprensione per la crescita globale e le pressioni inflazionarie.

L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, scende dello 0,9% a 96,36 quest’oggi, il minimo dal 13 luglio.

L’oro è crollato al minimo di cinque anni e mezzo di 1.072,30 dollari il 24 luglio tra le speculazioni che la Federal Reserve possa alzare i tassi a settembre per la prima volta dal 2006. Da quel giorno però i prezzi hanno subito un’impennata di quasi il 3% tra le speranze che l’aumento dei tassi USA venga rinviato.

Intanto, il rame con consegna a settembre sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange sale di 0,6 centesimi, o dello 0,25%, a 2,337 dollari la libbra negli scambi della mattinata newyorkese, dopo aver segnato il minimo della seduta di 2,292 dollari, un livello che non si registrava dal giugno del 2009.

Nelle ultime settimane, sul prezzo del rame hanno pesato i timori per lo stato di salute dell’economia cinese.

I dati pubblicati questa mattina hanno mostrato che la produzione industriale cinese è cresciuta al tasso annuo del 6,0% a luglio, deludendo le aspettative di un aumento del 6,6%.

I dati rilasciati nel corso del weekend hanno mostrato che le esportazioni cinesi sono crollate dell’8,3% a luglio, il massimo degli ultimi quattro mesi, mentre i prezzi alla produzione sono scesi al minimo di sei anni.

La nazione asiatica, col 40% della richiesta mondiale di rame lo scorso anno, è considerata il principale consumatore globale del metallo industriale.

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