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Petrolio: prezzi in calo nonostante l’attacco dell’Iran a Israele, ecco perché

Pubblicato 15.04.2024, 10:59
Aggiornato 15.04.2024, 10:59
© Reuters.

Investing.com – I timori che l’attacco dell’Iran a Israele potesse infiammare i prezzi del petrolio portandoli verso quota 100 dollari al barile si stanno rivelando infondati.

Al contrario, i mercati sembrano credere alla tesi dell’Iran secondo cui la questione può dirsi chiusa e alla potenza diplomatica degli Stati Uniti, determinati a evitare l’escalation del conflitto.

Alle 10.30 il Brent Future Petrolio Brent lascia sul terreno circa l’1% a 89,56 dollari al barile, mentre il Wti Future Petrolio Greggio WTIcede l’1,13% a 84,69 dollari.

Perché i prezzi del petrolio calano

Ad evitare la corsa del petrolio sta contribuendo il rallentamento della domanda a livello globale con l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) che prevede la riduzione della richiesta a 1,2 milioni di barili al giorno (mb/d) quest'anno e a 1,1 mb/d nel 2025.

“Ciò è dovuto principalmente alla normalizzazione della crescita dopo le perturbazioni del periodo 2020-2023, quando i mercati petroliferi sono stati scossi dalla pandemia di Covid-19 e poi dalla crisi energetica globale innescata dall'invasione russa dell'Ucraina”, spiega l’agenzia.

Ma la domanda è frenata anche dal fatto che le economie globali quest’anno stanno facendo i conti con diversi tagli alle aspettative di crescita economica, oltre che dalla maggiore diffusione delle tecnologie energetiche pulite.

Per questi motivi, sebbene gli esperti si aspettano che la crescita del consumo di petrolio nel 2024 (1,2 milioni di barili al giorno) e nel 2025 (1,1 mb/d) rimanga robusta rispetto agli standard storici, “i fattori strutturali porteranno a un graduale rallentamento della crescita della domanda di petrolio nel resto di questo decennio”, spiegano dall’Aie. “Il continuo e rapido aumento della quota di mercato dei veicoli elettrici, in particolare in Cina, i costanti miglioramenti delle economie di carburante dei veicoli e, soprattutto, gli sforzi delle economie mediorientali, in particolare dell'Arabia Saudita, per ridurre la quantità di petrolio utilizzata per la produzione di energia, dovrebbero generare un picco complessivo della domanda entro la fine del decennio”.

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Ma il petrolio rimane una fonte ancora fondamentale per l’economia globale. “In assenza di ulteriori politiche energetiche e climatiche e di una maggiore spinta agli investimenti nelle tecnologie energetiche pulite – spiega L’Aie -, il declino della domanda globale di petrolio dopo il picco non sarà molto brusco, lasciando la domanda vicina ai livelli attuali per qualche tempo”. Tuttavia, conclude l’Agenzia, “il raffreddamento della crescita della domanda cinese e i notevoli progressi nella diffusione delle tecnologie di transizione per l'energia pulita fanno sì che il mercato petrolifero sia destinato a entrare in un nuovo e conseguente periodo di trasformazione”.

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