S&P, gravi pressioni su liquidità e offerta delle utility in Europa

Pubblicato 08.09.2022, 13:10
Aggiornato 08.09.2022, 13:21
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Investing.com - La chiusura del gasdotto Nord Stream 1 da parte di Gazprom (MCX:GAZP) potrebbe avere degli impatti negativi sulle utility europee, con gli Stati europei che si stanno impegnando a mettere a disposizione nuova liquidità le imprese compite dal rialzo dei prezzi energetici.

Secondo un nuovo report di S&P Global, la chiusura a tempo indeterminato del principale gasdotto russo verso l'Ue si aggiunge "alle pressioni esistenti sui prezzi del gas e dell'energia elettrica in Europa" e mette in evidenza "la questione, già molto sentita, di chi si farà carico dell'enorme onere finanziario che ne deriverà".

"Sebbene questo riduca le forniture invernali dell'Europa solo di circa il 2% rispetto al livello dei flussi di agosto, tutte le riduzioni marginali pesano in modo esponenziale sui prezzi di mercato, come hanno confermato gli aumenti a due cifre di lunedì", ha dichiarato Dubois-Pelerin, responsabile del settore utilities EMEA di S&P Global Ratings.

Al momento, il contratto TTF ad Amsterdam, il riferimento per l’Europa nordoccidentale, scende del 5,1% a 201,00 euro per megawatt/ora, in lieve ripresa dal minimo di un mese di 196,05 euro/MWh segnato in apertura.

Le pressioni sull'offerta e la spinta dei governi a stoccare il gas "a qualsiasi costo" per aumentare la sicurezza delle forniture nonostante l'interruzione del gas russo non sono gli unici fattori che, secondo le previsioni dell'agenzia di rating, continueranno "a sostenere i prezzi molto alti del gas e dell'energia elettrica nei prossimi mesi".

A questo, si aggiungono la scarsa disponibilità di energia idroelettrica nell'Europa centro-meridionale, la bassa produzione nucleare francese, la lenta ripresa della produzione a carbone e la lentezza nel moderare i consumi residenziali e commerciali.

Con opzioni di approvvigionamento limitate, il ripristino dell'equilibrio energetico europeo dipende ora dalla riduzione della domanda in linea con l'obiettivo del 15% fissato dall'UE per l'inverno, spiega il report di S&P.

In conseguenza, viene sottolineato, i prezzi elevati aggraveranno la già acuta questione di chi debba sostenere l'enorme onere finanziario che ne deriva, con la bolletta energetica europea che supererà i livelli pre-pandemia di oltre 1.000 miliardi di euro secondo S&P.

"Nonostante l'intervento senza precedenti dei governi sui mercati e su specifiche utility, l'inevitabile ridisegno del mercato del gas sarà complesso e comporterà molti rischi per le utility valutate quest'inverno. Le tasse inattese potrebbero anche intaccare l'aumento degli utili per la produzione di energia elettrica a costi fissi e senza copertura", ha aggiunto Dubois-Pelerin.

"Più in generale, data l'ingente quantità di collaterale nei mercati volatili dell'energia, riteniamo che i governi europei siano sempre più disposti a sostenere la liquidità nelle borse dell'energia e presso le utility europee contro i massicci movimenti di collaterale di copertura", ha affermato Dubois-Pelerin. Le tecnologie di generazione più a rischio, a nostro avviso, sono l'idroelettrico commerciale, le energie rinnovabili, il nucleare e le biomasse.

Intanto, in attesa del meeting straordinario del 9 settembre dei ministri Ue, la norvegese Equinor (LON:0M2Z) ha avvertito che ci sono richieste di margin call per 1,5 trilioni di dollari nell'energy trade europeo, e questo richiedrà "un forte supporto di liquidità", come dichiarato in un'intervista da Helge Haugane, vicepresidente senior di Equinor per il gas e l'energia.

Leggi anche: Crisi energia, possibile effetto Lehman Brothers per le società europee

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