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Tassi: forti tagli nel 2024 nonostante retorica hawkish banchieri - Columbia TI

Pubblicato 23.01.2024, 10:53
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Investing.com – La pressione degli investitori sui tagli dei tassi d’interesse è salita fin da novembre, permettendo ai mercati di vivere un rally a fine anno. Tuttavia, nelle ultime dichiarazioni i banchieri centrali hanno smorzato le aspettative, ponendo l’accento sulla resistenza del mercato del lavoro e chiedendo tempo per avere più dati da valutare. Nonostante questa retorica hawkish, secondo Steven Bell, chief economist Emea di Columbia Threadneedle Investments, nel 2024 assisteremo comunque a importanti tagli dei tassi nel 2024 da parte delle banche centrali, con alcune differenze tra Stati Uniti, Regno Unito ed Europa. Andiamo a scoprire quali.

Stati Uniti: primi tagli possibili da marzo

Negli Stati Uniti i dati a breve termine dell'inflazione dei prezzi al consumo sono pari o prossimi all'obiettivo del 2%. Il rallentamento dell'inflazione salariale suggerisce che questa tendenza è costante. “Tuttavia - osserva Bell -, in questo scenario anche la politica gioca un ruolo importante; a fronte della più divisiva elezione Presidenziale dei tempi moderni, la Fed vuole infatti evitare che la decisione sul taglio dei tassi diventi oggetto di dibattito politico”.

In tal senso, secondo l’analista, un primo taglio dei tassi a marzo, potrebbe essere d’aiuto. Certo è che servirebbe una solida giustificazione economica e l'indice del costo dell'occupazione, previsto per la fine del mese, potrebbe giocare un ruolo importante a favore di questo scenario. “Questo dato – spiega Bell - è generalmente considerato la migliore misura della crescita dei salari, sebbene venga pubblicato solo trimestralmente, e una sua variazione inferiore all’1,0% trimestre su trimestre potrebbe essere decisiva per avallare un primo taglio dei tassi a marzo”.

In realtà, il perdurare di un tasso di disoccupazione basso e una crescita economica costante non giustificherebbero l’urgenza di un taglio dei tassi. Tuttavia, per come la vede l’esperto, “la politica monetaria resta ad oggi restrittiva e un modesto taglio in primavera contribuirebbe a depoliticizzare le decisioni successive”. In definitiva, Bell si aspetta una progressiva riduzione dei tassi negli Stati Uniti, “verso l'aspettativa del mercato del 4%, entro la fine dell'anno e oltre”.

L’Europa inizierà a tagliare da aprile o giugno

In Europa, l'inflazione dei prezzi è calata in maniera consistente verso la fine del 2023, ben al di sotto delle previsioni della Bce. Mentre per quanto riguarda l’inflazione salariale, le prospettive restano maggiormente incerte. “La tornata salariale è appena iniziata e, sebbene ci siano buone ragioni per aspettarsi un forte rallentamento della crescita dei salari, la BCE vorrà aspettare di vedere i risultati”, analizza Bell. “Per quanto la possibilità di una riduzione dei tassi ad aprile rimanga un’ipotesi valida”, l’economista non esclude che si debba aspettare la riunione di giugno per vedere un primo taglio effettivo.

La Bank of England arriverà per ultima

Anche le previsioni sull’inflazione salariale nel Regno Unito appaiono dubbie. “Sebbene i dati a breve termine mostrino un forte rallentamento, il livello di partenza è molto elevata. Inoltre - avverte Bell -, l'aumento del 10% del salario minimo in aprile potrebbe esercitare un’ulteriore pressione al rialzo sui salari”.

Ciononostante, “ci aspettiamo che la Banca d'Inghilterra segua la Fed e la BCE con importanti tagli dei tassi quest'anno, anche se verosimilmente sarà l’ultima ad effettuare il primo taglio”, rivela l’economista.

La situazione nel Mar Rosso

Infine, per quanto riguarda l’aumento dei costi di spedizione a seguito delle tensioni nel Mar Rosso, ci si chiede se possano essere causa di una recrudescenza dell'inflazione e conseguente freno ai programmi di riduzione dei tassi. Secondo Bell, innanzitutto è importante notare che “l’entità degli aumenti è inferiore a quella registrata nel periodo post Covid-19. Inoltre – aggiunge -, in quel periodo le aziende si sono affannate per ricostruire le scorte, dato che la forte domanda consentiva di trasferire facilmente i costi aggiuntivi tramite prezzi più alti, mentre oggi non sussistono le medesime condizioni”.

In sostanza, conclude l’esperto, “è probabile che l’impatto di questo incremento avrà effetti ridotti e ci si augura sia solo temporaneo”.

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