“Ma i mercati almeno per adesso non scommettano sul default, il campanello d’allarme suonerebbe con il titolo sotto i 16 euro” spiega Vincenzo Longo di Ig Group a Financialounge.com
E adesso? Ora che una delle prime grandi agenzie ha tagliato il rating sia di Atlantia (MI:ATL) che di Autostrade per l’Italia che succede? Una decisione, hanno spiegato gli analisti di Moody’s, che “riflette l’aumento della pressione politica sul gruppo Atlantia e i crescenti rischi al ribasso” legati al decreto Milleproroghe, dove la revoca della concessione non è più un’ipotesi, ma potrebbe trasformarsi in una decisione del governo, almeno se si segue la linea dura del M5S.
A RISCHIARE PICCOLI AZIONISTI E LE BANCHE ESPOSTE SUL TITOLO
Sono circa 17mila i piccoli azionisti della holding cui fa capo la famiglia Benetton (suo il 30,2% del capitale) che in caso di default rischierebbero di trovarsi con un pugno di mosche in mano. Per avere un termine di paragone del caos che potrebbe crearsi basti dire che i soci minori di Atlantia sono molto di più dei 15mila rimborsati dal Fondo di solidarietà – varato dal governo Renzi – per i crack di Banca Etruria, Banca Marche e delle casse di Ferrara e Chieti. Ma non solo. Ad essere esposte per circa 10 miliardi di euro ci sono diverse banche: Credit Suisse, Crédit Agricole, SocGen, Natixis, Jp Morgan, Bofa-ML, DB e Citigroup per quanto riguarda gli investitori esteri, mentre sul fronte interno ci sono Intesa-Sanpaolo, UniCredit (MI:CRDI), Bnl-Bnp Paribas, Ubi (MI:UBI), BancoBpm e Bper (MI:EMII). Senza dimenticare ovviamente gli azionisti maggiori come Gic, il fondo sovrano di Singapore che possiede l’8%, la Fondazione Crt che ha il 5%, la banca inglese Hsbc con il 5% e l’advisor Lazard (5%). Anche se gli occhi di tutti sono puntati sul 45% del capitale di Atlantia piazzato sul mercato, ovvero in Borsa...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge