16 dicembre (Reuters) - Il calo del petrolio e la deludente indagine congiunturale sull'attività manifatturiera in Cina spingono al ribasso le piazze asiatiche, mentre il rublo russo balza nei confronti del dollaro dopo che Mosca ha aumentato il tasso di rifinanziamento principale, in una mossa disperata per evitare il deprezzamento della propria valuta.
Gli operatori guardano ai dati macroeconomici e congiunturali europei per farsi un'idea di come evolverà la congiuntura. L'indice Pmi HSBC/Markit per la Cina è sceso a dicembre per la prima volta da sette mesi e sotto 50, il livello che separa l'espansione dalla contrazione.
L'indice MSCI, che comprende le principali borse asiatiche, eccetto il Giappone, lascia sul terreno lo 0,7%.
L'indice Nikkei ha perso il 2% a 16.755,32 punti, il livello di chiusura più basso da quando la Banca del Giappone, il 31 ottobre, ha scioccato i mercato allentando inaspettatamente la politica economica.
In CINA i principali indici mostrano un andamento divergente. L'Hong Kong China Enterprises Index cede lo 0,3% e l'Hang Seng l'1,2%, mentre il CSI300, che raggruppa i principali titoli quotati a Shanghai e Shenzhen, sale di quasi 3 punti percentuali.
A TAIPEI l'indice Taiex perde lo 0,4%. A pesare sull'umore dei trader sono i timori per l'economia russa, che rischia di subire pesanti conseguenze dal tracollo del rublo. Il sottoindice dei titoli elettronici cede lo 0,5%, quello dei finanziari lo 0,2%.
A SEOUL l'indice Kospi cede lo 0,9%. La valuta locale, il won, è balzata fino a toccare il massimo delle ultime cinque settimane contro il dollaro.