ROMA (Reuters) - Eni (MI:ENI) è sicura del proprio operato in Nigeria, ha detto oggi l'AD Claudio Descalzi circa la possibilità, avanzata nei mesi scorsi dal capo dell'Anticorruzione nigeriana, che venga erogata una multa da 2 miliardi di dollari in relazione al presunto pagamento di tangenti nel 2011 per l'acquisto di un giacimento.
"Non c'è nessun caso", ha detto Descalzi in un'audizione in Commissione attività produttive alla Camera, rispondendo alla domanda di un deputato circa le accuse lanciate da Ibrahim Magu, a capo dell'Anticorruzione nel Paese africano.
"Questo signore ha detto delle cose che non sono mai state comunicate formalmente, per il momento non c'è stata alcuna conseguenza. I processi si fanno in tribunale. Non abbiamo messo nessun tipo di 'provision' perché siamo molto sicuri di quello che è stato fatto", ha spiegato l'AD.
Le presunte tangenti per oltre 1 miliardo di euro riguardano l'acquisto da parte di Eni e Shell della licenza per l'esplorazione del campo petrolifero Opl-245, per cui a febbraio la procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per corruzione internazionale nei confronti di Descalzi, del suo predecessore Paolo Scaroni, della stessa Eni e di Shell e di altre nove persone.