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EXPLAINER -Cosa rende controverso il Ddl capitali?

Pubblicato 24.01.2024, 17:27
Aggiornato 24.01.2024, 17:37
© Reuters. Un uomo davanti l'ingresso della Borsa di Milano. REUTERS/Claudia Greco

ROMA (Reuters) - La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si trova ad affrontare crescenti critiche sul disegno di legge che mira a riformare il mercato dei capitali, dopo gli emendamenti per includere misure che rafforzano l'influenza dei principali investitori nelle società quotate.

I rappresentanti dei fondi di investimento e dell'industria finanziaria italiana hanno espresso il timore che il Ddl, che il Parlamento dovrebbe approvare a febbraio, possa rivelarsi controproducente e scoraggiare gli investimenti esteri.

QUANTO È GRANDE LA BORSA ITALIANA?

Con una capitalizzazione complessiva di 762 miliardi di euro, Piazza Affari si confronta con i 3.600 miliardi di euro della borsa Parigi e ai 1.400 miliardi di quella di Amsterdam, secondo i dati di fine anno 2023 di Euronext (EPA:ENX), che gestisce i tre mercati azionari

Annunciato nell'aprile 2023, il disegno di legge mira ad accrescere l'attrattività della Borsa italiana che negli ultimi anni ha visto diverse grosse società lasciare il listino milanese per migrare in altri mercati.

Le nuove disposizioni comprendono misure per semplificare le procedure di ammissione alla quotazione e ampliare la platea di aziende che possono beneficiare degli incentivi alla quotazione riservati alle piccole e medie imprese.

COME CAMBIEREBBE IL DIRITTO DI VOTO?

In base a un emendamento al Ddl, le società quotate potranno emettere azioni a voto plurimo con la possibilità di arrivare fino a un massimo di dieci voti per azione, dando quindi più poteri agli azionisti stabili, nel tentativo di arginare le delocalizzazioni verso i Paesi Bassi, dove le regole di corporate governance aiutano gli azionisti di lungo periodo a mantenere uno stretto controllo sulle società.

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La proposta ha registrato la contrarietà degli asset manager, compresi i grandi fondi esteri, che sono favorevoli alla regola "un'azione, un voto" che impedisce la concentrazione del potere nelle mani di pochi.

IL NODO SULLA LISTA DEL CDA

Il disegno di legge punta anche a dare agli investitori maggiore voce in capitolo sul meccanismo della lista del Cda, che assegna al consiglio di amministrazione uscente il diritto di presentare all'assemblea la lista dei nuovi consiglieri da eleggere. Questa pratica, comune all'estero, è stata adottata solo di recente da importanti società italiane, tra cui Generali, UniCredit e Mediobanca (BIT:MDBI). In Italia è più comune che siano gli azionisti a proporre i candidati al consiglio di amministrazione.

Secondo il disegno di legge, la lista del consiglio uscente dovrà essere approvata da almeno due terzi degli amministratori, il che, secondo i critici, potrebbe dare agli azionisti di minoranza un potere di veto.

Il disegno di legge introduce anche una seconda votazione sui singoli candidati, che gli investitori professionali ritengono superflua.

Inoltre, secondo gli headhunter, una nuova disposizione che richiede che le liste dei Cda includano il 30% in più di candidati rispetto a quelli che saranno eletti rappresenta un grosso ostacolo, in quanto i candidati devono accettare di essere inseriti in una lista pur sapendo che non tutti saranno eletti.

COME ENTRA IN GIOCO GENERALI?

L'emendamento è stato sostenuto dall'imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, investitore di Generali (BIT:GASI), che si è battuto contro l'influenza esercitata da Mediobanca sulla compagnia assicurativa.

Tuttavia, a novembre l'AD di Generali Philippe Donnet ha detto che la normativa potrebbe rendere ingestibili i grandi gruppi quotati in borsa.

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Se approvata dal Parlamento, come previsto, la nuova normativa entrerà in vigore nel 2025 e le società dovranno modificare i propri statuti per adeguarsi.

CHE RUOLO HA AVUTO IL GOVERNO?

Nell'annunciare il disegno di legge l'anno scorso, il dipartimento del Tesoro ha proposto che il rafforzamento dei diritti di voto si applichi solo alle società che intendono quotarsi in borsa, dato che l'obiettivo era quello di spronare i proprietari di azienda alla quotazione senza timori di perdere il controllo.

Invece il Consiglio dei ministri e i partiti al governo hanno optato per un approccio più aggressivo, estendendo alle società quotate la possibilità di emettere azioni con diritti di voto maggiorato fino a 10 volte.

Meloni ha anche difeso il provvedimento sulla lista del Cda, sostenendo che avrebbe frenato la prassi sulla continua riconferma degli AD a discapito delle volontà degli azionisti.

COSA SUCCEDERÀ?

Il Governo ha detto che non farà marcia indietro su nessuna delle misure contestate.

Tuttavia, secondo fonti politiche l'esecutivo di Meloni potrebbe rivedere la norma sulla lista del Cda più avanti nel corso dell'anno, nell'ambito una nuova serie di misure per rilanciare il mercati finanziari italiani.

Una simile inversione di rotta ha un precedente: l'anno scorso, infatti, la tassa sugli extraprofitti delle banche introdotta a sorpresa dal governo e che aveva sconvolto il mercato, è stata poi di fatto neutralizzata.

(Giuseppe Fonte, Valentina Za, tradotto da Camilla Borri, editing Andrea Mandalà)

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