Investing.com - Proseguono la loro corsa i titoli legati al settore automobilistico con Fiat (MI:FCHA) che cresce del 2,11% dopo i guadagni delle due sedute precedenti. In grande spolvero anche gli altri titoli legati alla famiglia Agnelli con CNH Industrial (MI:CNHI) che cresce dell’1,62% e Exor (MI:EXOR) a +2,38%.
In rally anche gli automobilistici europei con l’indice di settore, il Future EURO STOXX 600 Auto&Parts a +0,91% in cui spiccano Renault (PA:RENA) (+2,71%), Volkswagen (DE:VOWG) (+2,28%), Bmw (+2,10%), Porsche (F:PSHG_p) (+1,45%) e Peugeot (PA:PEUP) (+1,30%).
Il settore sta beneficiando dell’annunciato accordo tra Usa e Messico, stipulato in queste ore tra il Presidente statunitense Donald Trump e quello messicano appena eletto Lopez Obrador. Ora la diplomazia cercherà di convincere ad aderire anche il presidente del Canada, Justin Trudeau, anche se gli ostacoli non dovrebbero essere insormontabili secondo gli analisti.
Mentre si attendono i dettagli ufficiali, le indiscrezioni parlano di un accordo che imporrebbe la quota del 75% dei componenti delle vetture prodotte di provenienza da Usa e Messico, mentre attualmente è fissata al 62,5%. Inoltre, il 40-45% dei componenti dovrà essere prodotta in stabilimenti dove i salari arrivando ad almeno 16 dollari all’ora, segnando, dunque, una prevalenza verso gli Stati Uniti dove glii stipendi sono più alti.
L’accordo rappresenterebbe la fine della NAFTA (North American Free Trade Agreement), firmato nel dicembre del 1992, il cui termine era stato promesso da Trump nel corso della campagna elettorale. Il trattato firmato dall’allora uscente Presidente Usa George Bush con l’omologo messicano Carlos Salinas de Gortari e quello canadese Brian Mulroney, prevedeva il libero scambio tra i tre paesi col fine di incrementare gli investimenti negli stati protagonisti.
La NAFTA era stata definta da Trump “il peggior accordo commerciale nella storia del paese”, mentre il rappresentante al commercio americano Robert Lighthizer sottolineava la necessità di una modernizzazione per il commercio digitale, i diritti di proprietà intellettuale, gli standard sul lavoro, sull’ambiente e sulla sicurezza alimentare e per le regole rivolte alle imprese di proprietà statale.
Dopo la NAFTA, il prossimo obiettivo di Trump potrebbe essere il TPP (Trans-Pacific Partnership), altro argomento chiave della campagna elettorale. L’accordo, firmato da 12 paesi sotto la presidenza di Barak Obama, non era mai stato ratificato ufficialmente dal Congresso.
Il TTP era stato firmato da Usa, Giappone, Malesia, Vietnam, Singapore, Brunei, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Messico, Cile e Perù, col fine di rafforzare i legami economici tra questi Paesi, riducendo i costi delle esportazioni e promuovendo il commercio per rilanciare la crescita.