Di Mauro Speranza
Investing.com - La Cina sta minacciando gli Stati Uniti attraverso l’utilizzo di una delle armi più potenti a sua disposizione: le terre rare.
Di fatto, le “terre rare” sono materiali di fondamentale importanza per l’industria tech legata ai microconduttori, rappresentando l’elemento base per pc, laptop, tablet e smartphone.
Il gigante asiatico, dunque, potrebbe rispondere a Donald Trump bloccando le forniture dei metalli preziosi, indispensabili per l’attività di diverse aziende anche negli USA.
L’inasprirsi della guerra commerciale sta spargendo preoccupazioni sui mercati mondiali, con gli indici europei oggi in grossa difficoltà dopo che le minacce cinesi sembrano essere sempre più vicine alla concretizzazione.
I movimenti sui mercati azionari, però, riguardano anche quelle aziende direttamente coinvolte nell’attività di estrazione dei metalli preziosi, particolarmente concentrate in Cina dove si producono circa 100 mila tonnellate l’anno (dati del 2013).
Le aziende cinesi e australiane
Il caso più ecclatante è quello della JI Mag Rare-Earth Co (SZ:300748), azienda cinese di estrazione di metalli rari, entrata al centro delle cronache mondiali nei giorni scorsi dopo la recente visita alla sua sede da parte proprio del Presidente cinese Xi Jinping, accompagnato dal vice-premier (Liu He) e capo negoziatore con gli USA sul tema del commercio, scatenando le ipotesi su un possibile blocco delle forniture.
Dopo la diffusione della notizia, Il titolo ha visto un balzo del 50%, passando da quota 28 ai 49,34 della chiusura di questa notte.
“La visita invia un segnale di avvertimento agli Usa sul fatto che la Cina potrebbe utilizzare le terre rare come una misura di ritorsione, al netto di una guerra commerciale in netta escalation. Un qualcosa che, in caso di acuirsi ulteriore dello scontro, potrebbe includere anche la limitazione stessa dell’export di terre rare verso gli Stati Uniti”, ha dichiarato l’analista della Pacific Securities, Yang Kunhe, interpellato da Bloomberg.
Altra azienda cinese protagonista di un rally è stata Innuovo Technology (SZ:000795), con una crescita del 9% nel corso della seduta di ieri e valore più che raddoppiato dall’inizio della crisi.
Da sottolineare anche l’australiana Lynas (ASX:LYC), ieri con chiusura nella borsa di Sydney a +15% che si aggiunge al precedente aumento del 5% dal giorno della famosa visita di Xi Jinping.
Altri titoli da seguire sulla borsa di Shenzen e collegati alle terre rare sono quelli di Jiangxi Ganfeng Lithium Co Ltd (SZ:002460) e Tianqi Lithium (SZ:002466). Queste due aziende controllano la metà della produzione del litio che seppure non rientri nelle terre rare, fondamentale per la realizzazione delle batterie.
Il caso del Giappone
Ad inizio del mese di aprile, il Giappone è stato protagonista di una scoperta scientifica molto importante: un giacimento di oltre 16 milioni di tonnellate di terre rare che permetterebbe di soddisfare diversi secoli di consumo globale.
La scoperta potrebbe strappare alla Cina l’attuale dominio sul settore e, ovviamente, cambiare le sorti della guerra commerciale.
La notizia era stata pubblicata dalla rivista scientifica Scientific Reports, mettendo il turbo in borsa a due aziende con piattaforme galleggianti: Modec e Mitsui Mining and Smelting, integrate in un consorzio che studia le tecnologie per estrarre le preziose risorse.
Dopo la diffusione della notizia, la borsa di Tokyo ha visto le azioni della Modec (T:6269) schizzare del 17,74% in pochi giorni, mentre la Mitsui Mining and Smelting (T:5706) è cresciuta del 21% nelle sedute successive.
I due titoli hanno poi visto un calo sulla scia dei dubbi dell’effettiva possibilità di sfruttare tali giacimenti, ma un rinnovato interesse per le terre rare spinto dalla guerra dei dazi potrebbe cambiare tale situazione.