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Gilead e utili società tech del T1 spingono il sentiment

Pubblicato 30.04.2020, 11:05
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Le novità positive sui test clinici del farmaco Remdesivir di Gilead Sciences (NASDAQ:GILD) per curare il Covid-19 e i solidi utili di Microsoft (NASDAQ:MSFT) e Facebook (NASDAQ:FB) stanno spingendo, come previsto, le borse negli USA e in tutto il mondo. Il lavoro da casa ha, infatti, giovato alla piattaforma Teams di Microsoft, con un incremento di 75 milioni di utenti attivi al giorno. Non male, considerando che dagli ultimi sondaggi USA emerge che molti datori di lavoro stanno valutando di offrire posizioni permanenti in telelavoro nel prossimo futuro, giacché l’esperienza fatta con il coronavirus porterà a nuovo modo di lavorare. Tombola!

Pur svelando risultati positivi, Facebook ha sollevato preoccupazioni sull’indebolimento degli introiti dalla pubblicità, perché settori di consumo ciclici, in primis viaggi e tempo libero, a marzo hanno tagliato le spese per il marketing.

Il Dow e l’S&P500 hanno chiuso in rialzo, rispettivamente del 2,21% e del 2,66%, con il Nasdaq a fare da apripista mercoledì, con un progresso del 3,57%.

In Asia è proseguito il rally. L’ASX 200 ha guadagnato il 2,65%, il Nikkei è balzato del 2,84%, mentre il Composite di Shanghai (+1,30%) e il CSI 300 (+1,22%) hanno segnato progressi più deboli, dopo che il manifatturiero cinese ha registrato una flessione inaspettata ad aprile, a 49,5 punti, segnalando un’imprevista contrazione nell’attività, con un marcato calo delle esportazioni, mercato del lavoro ancora debole e forti pressioni deflazionistiche sulla scia della diffusione del coronavirus in tutto il mondo.

A proposito di flessione dell’economia mondiale, nel primo trimestre, l’economia USA si è contratta del 4,8%. Si tratta della prima contrazione economica dal 2014 e della flessione più marcata dal 2008. E così l’espansione USA da record si è schiantata contro un muro. Cero, la cifra non ha sorpreso, visto che gran parte della aziende aveva chiuso per combattere il contagio da coronavirus e la spesa era crollata, ma ora le prospettive sono più chiare: nel secondo trimestre, la flessione segnerà probabilmente un calo elevato a doppia cifra, che potrebbe salire fino al 30%, come indicato nelle previsioni di alcune grandi banche.

Il PIL europeo riferito al primo trimestre, che sarà diffuso oggi, dovrebbe mostrare un impatto maggiore rispetto agli USA, perché l’epidemia di coronavirus e la paralisi delle attività che ne è derivata hanno gettato nel caos le economie europee un paio di settimane prima che le cose iniziassero a peggiorare negli USA.

All’odierna riunione di politica monetaria, la Banca Centrale Europea (BCE) dovrebbe mantenere invariati i tassi d’interesse, dopo che il sondaggio della BCE sull’attività creditizia delle banche riferito al T1 ha mostrato che la domanda di prestiti a breve termine dalle aziende è aumentata nel primo trimestre, per effetto delle necessità di liquidità d’emergenza nel contesto delle attività colpite dalla pandemia, e l’incremento dovrebbe essere ancor più marcato nel secondo trimestre.

Ma la BCE potrebbe valutare di espandere fino a $500 miliardi il suo programma di QE per combattere la pandemia, in assenza di esiti adeguati dalle misure di stimolo fiscale. Stando alle voci in circolazione, la BCE potrebbe anche iniziare ad acquistare bond spazzatura per dare ulteriore supporto alle aziende alle prese con le gravi conseguenze della chiusura delle attività dovuta al coronavirus. Anche se le attese di una BCE colomba dovrebbero pesare sulla moneta unica in vista della riunione, l’annuncio di un ulteriore allentamento monetario non danneggerà per forza l’euro, visto che il potenziale impegno della BCE ad acquistare strumenti a maggior rischio e a maggior rendimento dovrebbe sostenere la propensione degli investitori all’acquisto di questi asset più rischiosi denominati in euro, incoraggiando un aumento dei flussi verso la moneta unica e generando un certo apprezzamento dell’euro.

Il dollaro USA è rimasto debole sulla scia del sentiment di mercato positivo e di qualche liquidazione di USD di fine mese.

L’oro rimane richiesto vicino ai $1700 all’oncia, mentre il greggio WTI testa la soglia dei $18 sull’onda delle scorte USA inferiori al previsto, con un incremento pari a 9 milioni di barili la scorsa settimana. Tuttavia, al momento i fondamentali dei mercati petroliferi sono sfavorevoli a una ripresa sostenibile, per cui i progressi potrebbero rappresentare delle interessanti opportunità di vendita sui massimi per gli orsi del petrolio.

L’EUR/USD viene venduto a 1,0880. Oggi la riunione della BCE potrebbe far uscire la coppia dalla fascia 1,08/1,09. Un movimento sopra il livello a 1,09 dovrebbe segnalare una ripresa stabile, intorno alla soglia 1,10/1,1020, dove si trova anche la media mobile a 200 giorni.

Il cable è ancora titubante nei pressi di 1,25. In mancanza di notizie specifiche sul Regno Unito, la sterlina questa settimana rimane in sordina. Un dollaro USA più debole potrebbe incoraggiare un movimento sopra 1,25. Il rischio principale per il tono positivo della sterlina è il promemoria di Downing Street sull’uscita del Regno Unito dall’UE, che avverrà entro la fine dell’anno, a qualsiasi costo. Questa settimana, però, potrebbero non esserci commenti da Boris Johnson, impegnato con il figlio nato ieri.

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