Dopo tre giorni consecutivi di rialzi, durante la seduta asiatica la propensione al rischio è stata debole. Lo stimolo è arrivato dai dati USA migliori del previsto e dai commenti da falco della Fed, che hanno fatto aumentare marginalmente le aspettative sui tassi d’interesse. Tuttavia, stiamo già vedendo acquirenti che entrano in gioco per un guadagno veloce.
Gli indici azionari regionali hanno avuto un andamento contrastato, con Nikkei, Hang Seng e indice composito di Shanghai in calo rispettivamente dello 0,5%, dell’1,48% e dell’1,28%. Taiwan e la Nuova Zelanda hanno invece guadagnato lo 0,24% e lo 0,11%.
L’USD si è rafforzato contro le valute G10 e le divise dei mercati emergenti asiatici. Il Giappone ha pubblicato dati economici solidi, evitando la recessione, e dando una spinta allo yen, poiché calano le probabilità di un ulteriore allenamento. Nel primo trimestre, il PIL giapponese è cresciuto dello 0,4% t/t rispetto allo 0,1% previsto (tasso annuo: 1,7% rispetto allo 0,2% previsto e al -1,7% precedente). I consumi privati giapponesi sono aumentati dello 0,5% a fronte dello 0,2% stimato. Il ministro dell’Economia giapponese Ishihara ha detto che l’economia giapponese continua a riprendersi moderatamente, i consumi hanno compiuto un rimbalzo nonostante i rischi alla crescita dovuti alla debolezza esterna.
Ieri l’USD/JPY non è riuscito a mantenersi sui massimi a 109,65, scivolando a 108,72 sull’onda dei dati solidi. L’area 109,90/110,45 rimane una barriera difficile per l’USD/JPY, sopra questo livello ci sono forniture consistenti. La nostra opinione che interventi diretti sul forex fossero poco probabili è stata sostenuta da Yamamoto, membro del PLD, secondo cui la Fed USA è categoricamente contraria a interventi sul forex, ma approverebbe un allentamento monetario. Il Petrolio Greggio è rimasto sostenuto, il WTI si aggira intorno ai 48,40 USD al barile in scia alle apprensioni per possibili interruzioni alle forniture dovute agli incendi canadesi e all’interruzione della produzione in Nigeria.
I dati positivi pubblicati martedì negli USA ci hanno sorpreso; essi mostrano che, nel secondo trimestre, l’economia USA sta compiendo un modesto rimbalzo. La produzione industriale è salita bruscamente, dello 0,7%, più dello 0,3% previsto e del -0,6% del rilevamento precedente. L’incremento è dovuto soprattutto all’aumento dei consumi delle utenze, perché le famiglie hanno consumato più del previsto. L’IPC primario di aprile è cresciuto dello 0,4% m/m, il tasso annuo sale così all’1,1% a/a, cifra leggermente superiore alle previsioni (0,3% m/m; 1,1% a/a).
L’inflazione di fondo è salita dello 0,2% m/m e del 2,1% a/a. Infine, sul fronte dei dati, i nuovi cantieri residenziali sono balzati del 6,6% m/m, a 1,172 mln ad aprile, cifra superiore ai 1,135 mln previsti. Questi dati lasciano intendere che il PIL USA del T2 dovrebbe attestarsi intorno al 2,2%.
I dati incoraggianti sono stati accompagnati dai commenti da falco dei presidenti delle Fed regionali. I presidenti Williams e Lockhart hanno detto che a giugno potrebbe esserci un rialzo ed entrambi hanno affermato che nel 2016 sono possibili 2 o 3 rialzi del tasso. Kaplan (Fed) si è spinto oltre, dicendo che, dopo un rialzo del tasso a giugno o luglio, il FOMC si prenderà un po’ di tempo per valutare la tempistica e il ritmo dei rialzi futuri.
I mercati non si sbilanciano sul tema dei rialzi del tasso nel breve termine, stando ai dati IMM, i corti speculativi in USA sono quasi ai massimi. I rendimenti dei titoli USA a scadenza breve hanno reagito alla notizia, i rendimenti dei titoli a due anni hanno guadagnato 4 punti base, salendo allo 0,833%.
Rimaniamo scettici sull’attuale rally dell’USD, perché membri chiave del FOMC (e soprattutto la presidente Yellen) non si sono espressi sull’argomento. I verbali del FOMC in uscita oggi dovrebbero fornire ulteriori dettagli, includendo forse le motivazioni di un rinvio del prossimo rialzo da giugno a settembre, e le prospettive sulla crescita e i rischi esterni. Sarebbe interessante capire il livello di dissenso fra i membri. Consideriamo l’attuale rally dell’USD come un’opportunità per ricaricare i corti in USD, soprattutto contro lo JPY.
Durante la seduta europea, gli operatori monitoreranno il tasso di disoccupazione ILO e le domande di disoccupazione nel Regno Unito, e i dati sull’inflazione nell’UE. Prevediamo che nel Regno Unito il tasso di disoccupazione ILO rimarrà invariato al 5,1%, livello massimo dal 2005.