Di Mauro Speranza
Investing.com - Prosegue l’instabilità della politica spagnola dopo i risultati delle elezioni politiche svoltesi ieri, con l’Ibex 35 che non riesce a tornare in verde.
L’incertezza giunta dalla penisola iberica condiziona anche gli altri indici europei, con il Ftse Mib che vira in negativo dopo un’apertura sopra la parità grazie al mancato downgrade di Standard & Poor’s sull’Italia di venerdì scorso. Male anche il tedesco Dax, il francese Cac 40 e il britannico Ftse 100, tutti sotto la parità.
“L’incertezza generata dai risultati delle elezioni generali di ieri sta facendo scendere l’Ibex 35”, spiega Laura Sánchez, analista senior di Investing.com. “Anche se il PSOE, principale partito di sinistra ha ‘vinto’ le elezioni, deve formare un governo con altre formazioni di sinistra (Podemos) e gli investitori temono che in queste trattative entreranno in gioco anche gli indipendentisti catalani”, aggiunge Sánchez.
Seppure il Partito Socialista sia risultato nettamente il partito più votato dagli spagnoli ottenendo 123 seggi, le elezioni spagnole hanno consegnato un parlamento diviso a metà tra i partiti di sinistra e quelli di destra, senza che nessuno dei due schieramenti abbia una maggioranza chiara.
Il leader socialista Pedro Sánchez era diventato Premier solo lo scorso anno, tra l’altro nello stesso giorno in cui era nato il Governo Conte in Italia, dopo l’approvazione di una mozione di sfiducia verso il Popolare Mariano Rajoy, che in Spagna deve obbligatoriamente essere accompagnata dalla proposta di un nuovo Presidente del Consiglio (mozione di sfiducia costruttiva).
Inoltre, l’instabilità politica aveva caratterizzato la politica spagnola anche negli anni precedenti, con diversi tentativi di formare governi a seguito di elezioni politiche, che si erano conclusi con esecutivi monocolore che si reggevano sull’astensione dei principali partiti.
Finita l’epoca del bipolarismo spagnolo post-franchista quando il Partito Popolare e il Partito Socialista si contendevano i voti spagnoli, il sistema politico ha visto arrivare nuovi soggetti politici che hanno frammentato la politica iberica.
Negli anni 2000, infatti, sono nati nuovi movimenti come i ‘viola’ di Podemos, partito che si schiera a sinistra del PSOE, gli ‘arancioni’ di Ciudadanos, partito di centrodestra, e gli ultimi arrivati, i ‘verdi’ di Vox.
Quest’ultimi, guidati da Santiago Abascal, si collocano all’interno di quella che viene definita ‘estrema destra’, sulla falsa riga dei movimenti ‘sovranisti’ come la Lega in Italia.
Risultato di questa frammentazione, fino ad allora sconosciuta in Spagna, ha portato allo svolgimento di tre elezioni negli ultimi cinque anni e due governi, comprendendo anche circa sette mesi in cui i partiti non riusciro a formare un nuovo esecutivo.
Per fare un confronto, la Spagna ha raggiunto la poco gradevole fama italiana di instabilità, con i governi che cambiano costantemente. In Italia, infatti, dal 2014 si sono avvicendati tre Presidenti del Consiglio: Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Giuseppe Conte.
Ora la palla resta ancora a Pedro Sánchez, il quale potrebbe aver bisogno ancora dell’apporto degli indipendentisti come ‘Izquierda republicana’, partito secessionista catalano che ha ottenuto 15 seggi. Già il governo uscente contava sull’apporto dei movimenti che chiedono l’indipendenza della Catalogna, ma dopo un anno di governo, questi decisero di ‘silurare’ l’esecutivo socialista con le conseguenti nuove elezioni.
Le trattive, però, potrebbero richiedere tempi lunghi. “Il processo dovrebbe essere lungo, anche dopo le elezioni europee del 26 maggio, ritardando anche il necessario processo decisionale sulle riforme strutturali necessarie per la Spagna”, aggiunge Laura Sánchez, solo ‘omonima’ del più famoso socialista.
“Fino ad allora, si prevede che il mercato azionario spagnolo subirà un'elevata volatilità e sarà un po' più arretrato rispetto al resto dei principali mercati europei”, spiegano gli analisti di Link Securities.
I mercati, però, potrebbero non temere il coinvolgimento degli indipendentisti nel governo. "Anche se il risultato di queste elezioni costringerà probabilmente la formazione di un insolito governo di coalizione, sempre con gli indipendentisti”, aggiunge Matt Siddle, gestore di fondi azionari europei di Fidelity, “è improbabile che ci saranno cambiamenti significativi nella direzione e nelle prospettive economiche del paese”.
Secondo Siddle, il confronto sull’instabilità economica con l’Italia non vede lo stesso risultato per i mercati. “Le ripercussioni sui mercati azionari europei non saranno così importanti quelle delle elezioni italiane che hanno portato ad una coalizione tra il Movimento 5 stelle e la Lega Nord, e dato che analizziamo le aziende secondo i loro fondamentali, pochi dei membri dell'indice europeo ne risentiranno in modo sostanziale", sottolinea Matt Siddle, gestore di fondi azionari europei di Fidelity.