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Le valute legate alle materie prime superano quelle del G10, USD in calo

Pubblicato 01.12.2015, 11:39
Aggiornato 07.03.2022, 11:10
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Market Brief

È cosa fatta, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha deciso di includere lo yuan nel paniere dei diritti speciali di prelievo (SDR). La divisa cinese avrebbe una ponderazione pari al 10,92%, superiore a quella dello yen giapponese e della sterlina britannica.

La banca centrale cinese (PBoC) ha aumentato la quotazione ufficiale dell’USD/CNY a 6,3973, mentre il tasso per lo yuan offshore (USD/CNH), non soggetto a fasce di negoziazione, si è ripreso durante la seduta asiatica dopo aver ceduto lo 0,65% il giorno prima.

Sul fronte dei dati, il PMI manifatturiero pubblicato nella notte è risultato debole, a riprova che il settore sta vivendo una fase difficile perché i consueti catalizzatori della crescita fanno fatica a tenere il passo. Il PMI ufficiale riferito a novembre è scivolato a 49,6 punti, rispetto ai 49,8 del mese precedente. Tra gli aspetti positivi, segnaliamo il PMI non-manifatturiero, salito a 53,6 punti dai 53,1 di ottobre. Ciò dimostra che i due settori si muovono in direzione opposta: il primo deve ridurre la sovraccapacità, invece l’industria non-manifatturiera si sta espandendo ad un ritmo costante.

Il Composite di Shanghai ha guadagnato lo 0,32%, quello di Shenzhen ha ceduto invece lo 0,24%. L’Hang Seng di Hong Kong è lievitato dell’1,78%.

Sul fronte azionario, sui mercati regionali asiatici i titoli si muovono in territorio positivo. Il KOSPI sudcoreano sta recuperando le perdite di ieri, perché a novembre le esportazioni si sono contratte meno del previsto, attestandosi al -4,7% a/a rispetto al -9% stimato. L’indice guadagna l’1,60%. In Giappone, il Nikkei 225 ha guadagnato l’1,34%, il più ampio indice TOPIX l’1,37%.

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L’USD/JPY ha perso fino a un mezzo punto percentuale, scendendo a 122,64, per poi risalire a 122,90 in chiusura.Tuttavia, osservando il quadro generale, la coppia rimane all’interno della fascia bisettimanale, perché gli investitori attendono che la Fed alzi il tasso.

Il trend positivo dell’AUD/USD sta acquisendo slancio e testa ora la resistenza oraria a quota 0,7283 (massimo 25 novembre), dopo che la RBA ha mantenuto invariato al 2% il tasso d’interesse. Al ribasso, il supporto più vicino staziona a 0,7159 (minimo 23 novembre). Rimaniamo rialzisti sul dollaro australiano ed è prevedibile un ulteriore apprezzamento dell’AUD contro l’USD, perché l’economia si è stabilizzata.

La borsa australiana ha guadagnato l’1,93%.

In Europa, tutti i future sui listini europei sono positivi, sulla falsariga dei mercati asiatici. Il FTSE 100 ha guadagnato lo 0,61%, il DAX tedesco lo 0,18%, il CAC 40 lo 0,27% e l’SMI lo 0,14%. Il più ampio indice EURO STOXX 600 ha compiuto un balzo dello 0,42%.

Sul mercato dei cambi, l’EUR/USD non va da nessuna parte, passa di mano intorno a 1,0580, mentre il Cable (GBP/USD) è ancora in rally, in rialzo dello 0,75% rispetto al minimo di ieri. La coppia GBP/USD s’imbatterà in una prima resistenza a 1,5136 (massimo 25 novembre). Nel complesso, abbiamo la sensazione che vi sia ulteriore spazio al ribasso, perché la divergenza fra le politiche monetarie di BoE e Fed eserciterà ulteriore pressione sulla coppia, che ha già testato il supporto intorno a 1,5027-1,50 e probabilmente tenterà di violarlo di nuovo al ribasso.

Oggi gli operatori monitoreranno i PMI manifatturieri in Svezia, Norvegia, Turchia, Spagna, Svizzera, Italia, Sudafrica, Francia, Germania, Eurozona, Regno Unito, Danimarca, Brasile e USA; il tasso di disoccupazione in Germania, Italia ed Eurozona; il PIL del terzo trimestre in Brasile, Italia e Canada; la bilancia commerciale in Brasile; l’indice ISM sul manifatturiero negli USA.

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